Berlusconi. Triste solitario finale
di Angelo Sirca
10 Novembre 2022

C’era una volta, così cominciano tutte le favole che si rispettino. C’era, quindi, una volta un cavaliere: studiò dai salesiani ma non disdegnava le furbizie gesuitiche. Mentiva e smentiva nel momento stesso in cui affermava. Creò un regno con dame, cavalier, armi ed amori. Divenne ricco, anzi ricchissimo. Inventò una città, un partito politico, una televisione. Faceva squadre e palinsesti, abbordava signore e signorine. Come ogni re aveva la sua corte, lenoni e mantenute, una, due, tre famiglie. Nipoti africane e figli di buona donna. Servi, comprati e venduti. Leccapiedi e traditori. Intellettuali e sciacquette. Penne striscianti con la loro prosa dadaista raccontavano il miracolo italiano. Giudici e persecuzioni. Lettoni e letture, amici e sudditi. Battute e barzellette, machismo e genuflessioni. E poi copiosi doni e regali, tentate corruzioni e tante assoluzioni. Egocentrico e generoso. Una volta in Sicilia, un sodale era moribondo, egli prese l’aereo per l’ultimo saluto; qualcuno tentò di approfittarne per cercare di carpire qualche favore, e lui: son venuto per un amico sparisci dalla mia vista. Aiuti vari a diverse istituzioni benefiche. Interesse personale per ciascuno dei suoi dipendenti: nascite, battesimi, matrimoni, morti, nulla sfugge alla sua attenzione. Giovane attacchino, così racconta o millanta, le due cose in lui non sono quasi mai scisse, nelle elezioni del ’48 contro il Fronte popolare. Gli anni di Craxi, Milano da bere in cui non manca da mangiare. Sua emittenza ma non gli dispiacerebbe essere anche sua eminenza. Qualcuno scrisse: avesse un po’ di seno farebbe anche l’annunciatrice. In ogni matrimonio vorrebbe essere lo sposo, in ogni funerale il morto, tanto è convinto che al terzo giorno risusciterebbe. Mamma Rosa, la mamma è sempre la mamma. Italiano e arcitaliano. Odiato e venerato. Disprezzato ma non i suoi soldi. I più accaniti avversari sono stati quasi tutti a suo libro paga. Pecunia non olet. Eredi politici: Fini casa di Montecarlo, Casini in maiuscolo e minuscolo, Alfano non aveva il quid. Nicole Minetti aveva tanto…

Ed ora il cavalier caduto da cavallo non ha più amici che ne scrivano l’ode. Dove è finito il mistico Sandro Bondi che andava in estasi quando lo leccava? Quanto tempo è trascorso da quando, meritoriamente, fermò la famosa “macchina da guerra” di Occhetto? Dall’ incontro di Pratica di mare? Dal discorso al Congresso americano e da quello a Onna in occasione del 25 aprile? Il mio regno per la Ronzulli? Silvio Berlusconi, di lui parliamo, non è il genio che dipingono gli adulatori e nemmeno il delinquente raccontato dai nemici. Un domani gli storici sapranno dare un giudizio più meditato e meno di parte. Il grande attore capisce quando è il momento di abbandonare il palcoscenico, il guitto di periferia aspetta di essere sommerso da contumelie e pernacchie. Passare dalla storia al ridicolo, delle volte, è un attimo.

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