7 Luglio 2024
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Si svolgerà a Trieste dal 3 a 7 luglio la 50ma Settimana sociale dei cattolici in Italia dedicata all’importanza che i processi di partecipazione alla vita democratica hanno nel Paese e nel mondo contemporaneo. Come propone il titolo dell’appuntamento, la Settimana proverà ad andare Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro, con l’intento di contribuire a dar voce alle idee e alle esperienze che hanno a cuore la convivenza civile, la cooperazione sociale, la cura delle istituzioni per un’autentica democrazia. L’evento sarà inaugurato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre Papa Francesco concluderà i lavori il 7 luglio.
Oggi la democrazia appare in pericolo: per il riemergere di forti contrasti geopolitici, per il fascino che sembrano riscuotere modelli di Stato autocratici, per le spinte populiste e per l’insofferenza ai limiti costituzionali previsti per il potere esecutivo. La democrazia infatti non è qualcosa di conquistato per sempre, ha bisogno di essere alimentata e vissuta. Ciò che la rende effettiva e vivace è la partecipazione. Se questa viene meno le istituzioni democratiche risultano fragili e vulnerabili. Di fronte ai nodi importanti che il Paese è chiamato ad affrontare – quali la promozione e la difesa di un lavoro degno, la riduzione delle diseguaglianze, la custodia dell’ambiente – servono ascolto attivo, protagonismo comunitario e responsabilità. Ci siamo dimenticati della lezione di don Milani che diceva «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia». Troppo spesso nelle nostre comunità censuriamo il confronto perché non riconosciamo la politica come il luogo “del sortirne insieme”, del dialogo costruttivo e del farsi carico delle necessità dell’altro. Abbiamo timore che la politica laceri le nostre comunità. Ma come possiamo educarci alla partecipazione se abbiamo difficoltà a vivere il confronto vero, la tensione a riconoscersi insieme parte di una stessa comunità, senza tradire le proprie sensibilità? Particolarmente rilevante è l’analogia con il valore del processo sinodale che in questo tempo stiamo vivendo, occasione per incentivare una partecipazione attiva e una corresponsabilità realmente vissuta, tanto nel contesto ecclesiale quanto in quello civile. Da cattolici siamo chiamati ad avere coraggio e tornare a ripensare un “noi”, a costruire occasioni di dialogo e legami atti alla costruzione del bene comune per tenere insieme i progetti di vita familiare, per ricostruire comunità locali, per sognare un’idea inclusiva di società e di Paese, per scoprirci fratelli tutti.
Protagonisti importanti a Trieste saranno gli interpreti di tante Buone pratiche che animeranno le piazze e le vie della città. Si tratta di iniziative ideate, promosse e concretizzate da realtà di impegno sociale, gruppi e associazioni, ma anche da scuole, imprese, pubbliche amministrazioni, che si impegnano nella cura di un bene comune, di un orto come di una piazza, animano attività di tipo civile o culturale. Le Buone pratiche testimoniano modalità di partecipazione che rinsaldano i legami sociali, valorizzano il ruolo delle persone, rendono viva e concreta la democrazia. L’appuntamento di Trieste non sarà solo un evento, ma la tappa di un cammino già avviato che continuerà nei mesi a seguire, offrendo narrazioni e spunti operativi nelle nostre realtà. In un contesto mondiale segnato dalle complesse e peggiori crisi, dalle guerre all’economia, passando per l’ambiente e la giustizia, l’esperienza di Trieste vuole essere un’occasione per levare uno sguardo plurale che favorisca l’attenzione e la cura di tutte e di tutti, speranza concreta per ricominciare a credere in una società più inclusiva e solidale. Da cattolici abbiamo il compito di provarci, nella consapevolezza che Vangelo e democrazia sono ancora una strada tutta da seguire e sulla quale tutti siamo invitati a incamminarci.
Giovanni Fois
Responsabile Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro