Il Vescovo Antonello in uno dei “tavoli” dei Circoli minori del Sinodo
Al Sinodo l’esperienza del “noi” universale
di Monsignor Antonello Mura

1 Novembre 2023

4' di lettura

Conclusa la partecipazione all’Assemblea sinodale della Chiesa universale, provo grande gratitudine al Papa che mi ha coinvolto e a tutti i delegati (laici, sacerdoti, consacrati, vescovi e cardinali) con i quali ho vissuto un’esperienza comunitaria umanamente coinvolgente e spiritualmente arricchente. 

Si è trattato di un’immersione nella cattolicità della Chiesa, visibile e percepibile con immediatezza. Non mi sono mai sentito solo, ho portato sempre con me le due Chiese sorelle che mi sono state affidate. Questo mi ha consentito, nel dialogare come nell’intervenire pubblicamente, di manifestare la gioia e la fatica del camminare insieme, compiti ai quali la Chiesa è chiamata in tutto il mondo.

Scoprire, “dal vivo”, l’universalità della Chiesa è fare l’esperienza dell’unità nella diversità. Al Sinodo si avverte che la cattolicità dei credenti non è solo una parola del “Credo”, piuttosto sono i volti, le storie e le provenienze che manifestano che la Chiesa è grande quanto il mondo, pur nelle differenze. Ci sentiamo insieme, anche quando non ci conosciamo, perché figli e figlie di Dio fin dal battesimo. La sinfonia del “noi” – universale ed ecclesiale – che passa sempre da un “io” e da un “tu”, non ha davvero confini, e neanche fa fatica ad andare oltre le lingue, le culture e le tradizioni delle diverse aree geografiche. 

Qual era il compito di questa prima Sessione del Sinodo (l’altra si terrà nell’ottobre 2024)? Dopo i due anni di ascolto, svoltosi in ogni angolo della terra, l’Instrumentum laboris – sempre sul tema del camminare insieme – ha sinteticamente raccolto convergenze, divergenze, intuizioni e voci profetiche. Grazie alla Parola di Dio e alla preghiera, lo Spirito di Cristo risorto è stato invocato quale compagno inseparabile del cammino, ed in esso – grazie ad esso – ci siamo ascoltati e abbiamo dialogato, per rispondere particolarmente a una domanda: “A quali passi da compiere ci sta chiamando oggi lo Spirito?”. Non si tratta di portarlo da una parte o dall’altra – tirandolo per la giacchetta, come ha detto qualcuno – ma piuttosto di sintonizzarsi sulla sua lunghezza d’onda, sulle esigenze che oggi richiede l’evangelizzazione per stare in questo mondo, pur non appartenendo al mondo. 

Nell’assemblea sinodale sono quindi rimbalzati tutti i temi che entrano di diritto nell’agenda dell’umanità: donne e uomini che si riconoscono in Cristo grazie al battesimo – dignità che consente partecipazione e corresponsabilità – e quelli che cercano a fatica la verità o, essendone lontani, meritano, oltre al rispetto, attenzione e sensibilità da parte della Chiesa. Lo stile sinodale nasce e si rafforza quando l’ascolto (di Dio e degli altri) converte i cuori e cambia la pastorale, i progetti, le prospettive. 

Tutto questo in un tempo fascinoso ed inquietante, nel quale la Chiesa, parole di papa Francesco il 4 ottobre scorso: «non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo». 

Tutti conosciamo le domande che oggi ci arrivano dalla realtà concreta, e come sia impossibile rimanerne indifferenti o girare lo sguardo dall’altra parte. Appare sempre più chiaro che non possiamo rimanere senza discernimento, ma neanche senza popolo.

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