Adelaide Ladu (photo by Gian Paolo Vargiu)
Adelaide Ladu, l’ingegnere che scruta i segnali dell’universo
di Lucia Becchere

22 Aprile 2023

4' di lettura

Laurea magistrale a Cagliari in ingegneria elettronica con tesi sugli “Accoppiatori ibridi 180° a banda larga in tecnologia planare”, Adelaide Ladu, 41 anni di Oliena, ha progettato, realizzato e misurato un accoppiatore ancora oggi in funzione in un ricevitore radioastronomico. Lavora nell’Osservatorio Astronomico di Cagliari, con sede a Selargius, gestisce anche i ricevitori del Sardinia Radio Telescope (Srt), entrambi fanno parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Sono stati i suoi relatori di tesi a metterla in contatto con il Dipartimento di Fisica e Astronomia di Manchester permettendogli di fare una working experience (esperienza lavorativa) in quella Università, grazie anche al Master and Back, programma della Regione Sardegna che consente ai giovani laureati sardi di fare un percorso di formazione presso le università straniere di eccellenza per poi mettere le competenze acquisite a disposizione del territorio.

Al suo rientro a Cagliari ha vinto un dottorato di ricerca all’Università e un assegno di ricerca all’Osservatorio per due anni, interagendo così per tre anni con entrambi i lavori. Infine nel 2018 ho superato un concorso a tempo indeterminato all’Osservatorio.

Ingegnere, di che cosa si occupa?  
«Lavoro come ricercatrice nell’ambito della tecnologia, sono responsabile della manutenzione dei ricevitori radioastronomici installati nel Sardinia Radio Telescope e con i miei collaboratori mando avanti numerosi progetti proprio sui ricevitori». 

Come nasce questa passione? 
«Ho sempre nutrito una forte passione per la matematica e la fisica, quella per la radioastronomia è arrivata grazie anche al relatore di tesi, professore di elettromagnetismo, che mi ha seguito e poiché a me piaceva tanto questa branca, oltre gli esami fondamentali di elettromagnetismo, ho voluto sostenete anche i facoltativi. La conoscenza delle formule teoriche mi ha permesso di applicarle alla radio astronomia».

Come concilia lavoro e famiglia?
«Con fatica. Ho una bambina di 5 anni, un marito che lavora in marina a La Spezia. Sono sempre di corsa e quello che non faccio nella struttura lo completo a casa, però nulla mi pesa perché amo proprio tanto il mio lavoro. Mi sento motivata e gratificata, essendo la radio astronomia una scienza in itinere, studio sempre qualcosa che va oltre e questo è stimolante». 

Un domani pensa di salire nella navicella spaziale? 
«Resto sempre con i piedi per terra. Uno dei ricevitori che controllo svetta a una settantina metri dal suolo e per arrivarci bisogna prendere la piattaforma, ci sono salita ma non è quella spaziale. Nei concorsi interni che vengono banditi si tende a privilegiare l’anzianità». 

A chi risponde? 
«Al direttore che per statuto cambia ogni sei anni circa. La sua nomina viene decisa dal Presidente e dal Cda dell’Istituto Nazionale di astrofisica con sede centrale a Roma, mentre il personale dell’Osservatorio non delibera, esprime solo un’opinione».

Quanti sono gli Osservatori in Italia?
«Sono circa una ventina, tutti coordinati dall’istituto Nazionale». 

Quali i benefici? 
«Fare scienza comporta ricerca e progresso, questo abbraccia tutto e tutti. A Cagliari ci sono diversi gruppi di ricerca che studiano le fasi delle stelle, alcuni le pulsar (stelle a neutroni), altri il sole e le sue evoluzioni e così via. Recentemente abbiamo avuto l’autorizzazione per il progetto Sepi che riguarda la ricerca di nuove forme di vita intelligenti. Durante le normali osservazioni avviene tutto in concomitanza, c’è un sistema in ascolto che scruta i segnali ricevuti dall’antenna e c’è l’altro che guarda se ci sono segnali di vita intelligente».

Pensa che si dovrebbe investire di più nella scienza? 
«Magari! L’investimento nella ricerca è sempre esiguo. Si riesce ad ottenere molti soldi soltanto se si partecipa a bandi europei».

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