Addio a Milan Kundera, ha indagato le pieghe più nascoste dell’animo umano
di Lucia Becchere

7 Settembre 2023

4' di lettura

L’11 luglio scorso, dopo una lunga malattia, a 94 anni è scomparso a Parigi Milan Kundera. Nato nel 1929 a Brno in Cecoslovacchia, è uno dei più grandi scrittori contemporanei. Poeta, scrittore, saggista e drammaturgo, subì l’influsso di Kafka, Nietzsche, Bach e Heiddeger, ha studiato letteratura, si è laureato alla scuola del cinema FAMU e ha insegnato cinematografia all’università di Praga. Il successo arrivò col suo più grande capolavoro, L’insostenibile leggerezza dell’essere, al quale si è ispirato il film omonimo di Philip Kaufman. Scritto nel 1982, pubblicato in Francia nel 1984 da Adelfphi, verrà tradotto in lingua ceca solo nel 2006. Ambientato nel ’68 durante la cosiddetta Primavera di Praga e l’invasione da parte degli stati del Patto di Varsavia, nelle pagine del romanzo si muovono artisti e intellettuali cechi.

Nel ‘48 Kundera si era iscritto al partito comunista. Espulso due anni dopo per le sue idee liberali e democratiche, fu riammesso nel ‘56. Per lui una vera e propria transumanza politica. Nel ’68 fu di nuovo espulso dal partito per essersi schierato apertamente a favore della Primavera di Praga, allontanato dall’Università, fu vietata anche la pubblicazione delle sue opere in Cecoslovacchia. Visse 30 anni d’esilio. Nel ‘75 emigrò in Francia, insegnò a Rennes e a Parigi dove si stabilì fino alla morte. Nel ‘79, in seguito alla pubblicazione del libro Il riso e l’oblio nel quale affermava la necessità di una memoria collettiva per la vita di una nazione, gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca. Nel 1981 gli venne conferita quella francese.

Aveva debuttato come poeta, si era dedicato alla prosa, alla saggistica e al teatro. Amori ridicoli, primo libro di racconti, gli valse la fama di oppositore. Tutte le sue opere letterarie: Lo scherzo (1967), ll valzer degli addii (‘72), La vita è altrove (‘73), Il libro del riso e dell’oblio (’78) e l’Immortalità (’90) per citarne alcune, rivelano la straordinaria capacità dell’autore di scavare nella psicologia dei personaggi, di emozionare il lettore nel regalargli momenti di grande introspezione.

Il padre Ludvik era un noto pianista e direttore dell’Accademia musicale di Brno e Kundera, fin da piccolo studiò musica, soprattutto pianoforte e jazz. I suoi romanzi richiamano le composizioni musicali per la pluralità di motivi stilistici inseriti, gli effetti allusivi, suggestivi ed emozionali.

I suoi scritti sono caratterizzati da una semplicità sintattica e lessicale, ma la forte connotazione esistenzialista, favorisce l’indagine sui grandi temi come la sofferenza, l’amore, il mistero della mente umana e il tempo nel suo essere e divenire. Nel disincanto, nello sradicamento, nell’abbandono e nella nostalgia del paese natio (le mal du pays) trova collocazione il personaggio Kunderiano, ostaggio della solitudine e dell’incomunicabilità, uomo moderno che vive nell’illusione di cambiare non solo la propria vita ma la società intera.  

I personaggi dei suoi libri ricalcano la sua storia. Nell’Insostenibile leggerezza dell’essere, Tomas, non potrà più esercitare la sua professione di chirurgo per aver criticato il regime comunista e per lo stesso motivo anche il giovane protagonista di Lo scherzo, lo studente Ludvik, modello di letteratura anticomunista, viene espulso dal partito e incarcerato.

Negli ultimi anni ha condotto una vita molto riservata, rifiutava interviste e non si faceva fotografare. La sua ultima apparizione risale al 1984 quando prese parte ad un programma culturale della televisione francese. Voleva essere conosciuto e giudicato solo attraverso le sue opere.  

Più volte candidato al Nobel senza che mai gli venisse attribuito, ottenne tuttavia molti premi e riconoscimenti. Scrisse le sue opere più recenti in francese, non concesse a nessuno i diritti di tradurle nella sua lingua madre e solo nel 2018 ha accettato la cittadinanza ceca.

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