Nebbia sul cupolone di San Pietro il 5 gennaio, giorno dei funerali di Benedetto XVI (Photo by Siciliani - Gennari/Sir)
“Accettare di vivere nella crisi”
Chiesa & società. In queste settimane si è riaperto il dibattito sul futuro, intervista a Marco Impagliazzo
di Franco Colomo

9 Febbraio 2023

7' di lettura

La morte di Benedetto XVI è stata l’occasione per misurarsi nuovamente con la grandezza della sua figura ma in qualche caso è sembrato, paradossalmente, di trovarsi oggi di fronte alla fine di un pontificato che si era concluso con la rinuncia nel 2013. Le riflessioni, più o meno centrate, più o meno ideologiche, che hanno occupato i giornali nelle scorse settimane raramente hanno proposto una lettura della realtà della Chiesa in questo particolare momento. Proviamo ad affrontare le questioni aperte con l’aiuto di Marco Impagliazzo, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, nonché presidente della Comunità di Sant’Egidio.

Marco Impagliazzo

Professore, è possibile dire che la morte di Benedetto abbia chiuso unepoca per la Chiesa? si può leggere il suo pontificato come lestremo tentativo di salvare la centralità dellEuropa? Come si può inquadrare storicamente il suo pontificato?
«Quando Benedetto XVI fu eletto, l’eredità di Giovanni Paolo II era immensa. La figura del Papa polacco, protagonista di un lunghissimo pontificato, sembrava schiacciare qualsiasi successore. Ratzinger ne era consapevole e ha avuto l’intelligenza di restare sé stesso – come disse, un “umile operaio nella vigna del Signore” – senza pretese di imitare il suo predecessore. Indubbiamente l’Europa è stata al centro della sua attenzione, fin dalla scelta del nome, con due riferimenti: Benedetto da Norcia, padre del monachesimo occidentale, che ebbe anche un grande influsso culturale nell’Europa del tempo, e Benedetto XV, il papa dell’Europa dilaniata dalla prima guerra mondiale, da lui definita “l’inutile strage”».

La scelta di Francesco come suo successore, la via di una Chiesa in uscita” verso le periferie ha in qualche modo certificato la fine del cattolicesimo occidentale? 
«Non direi, perché la Chiesa di Francesco vuole essere “in uscita” anche in Europa, più vicina alle sue periferie. Penso all’insistenza del Papa sull’accoglienza dei migranti e sulla cura verso gli anziani, che è possibile quasi esclusivamente grazie a lavoratrici straniere. Bergoglio, Papa della globalizzazione, ama molto l’Europa e proprio per questo le chiede di essere meno ripiegata su se stessa e sul suo senso di declino, ma più missionaria e attrattiva».

Si è tanto scritto, allindomani della morte di Benedetto delle due fazioni, conservatori” e progressisti”, come se da un momento allaltro dovesse esplodere chissà quale scontro finale. Ricostruzioni giornalistiche, per lo più fantasiose, accompagnate da qualche uscita improvvida di qualche prelato. La realtà, invece, è che si continua a nascondere la crisi reale, che è una crisi di fede (diverse sono le recenti pubblicazioni in merito). Anche secondo lei è così? E come affrontare questa crisi?
«Crisi non significa necessariamente fine. Ma dobbiamo essere consapevoli delle difficoltà e del “cambiamento d’epoca”, di cui ha parlato Francesco, perché dalla crisi possa venire un’opportunità per aprirsi al futuro. Infatti il pericolo è accontentarsi di sopravvivere, rimpiangendo un passato migliore e lamentandosi del presente cattivo. Quale soluzione alla crisi? Accettare di vivere nella crisi. La Chiesa oggi è chiamata a una condizione di lotta, questa volta non contro nemici esterni – come con le ideologie del Novecento – ma contro l’indifferenza. La grande sfida, per noi cristiani, è appassionarci e appassionare al Vangelo, e passare dall’“io” al “noi”».

Un tema caro a Ratzinger era quello del ruolo che possono giocare le minoranze creative. Svanita lillusione dei grandi numeri e confrontandoci ogni giorno con lirrilevanza non è forse proprio questa, riscoprirsi minoranza, la strada da percorrere per esprimere tutte le potenzialità di un messaggio universale?
«Benedetto XVI ha più volte rilevato che la storia spesso è determinata dalle minoranze creative, che però sono altra cosa dalle minoranze chiuse in un angolo, frutto del declino. Infatti, se per i cristiani appare inevitabile accettare una condizione minoritaria, non basta sentirsi una minoranza per essere creativi. La vera questione è ritrovare capacità attrattiva e toccare il cuore delle persone. Per questo occorre risvegliare le energie partendo dalla realtà, dal quotidiano e dalla testimonianza».

Che idea si è fatto dellattuale cammino sinodale voluto da Francesco? Limpressione è che manchi lo slancio, la passione e prevalgano da una parte il pessimismo e limmobilismo e dallaltra si sognino fughe in avanti che poco hanno a che vedere con la realtà. C’è ancora spazio per la speranza?
«C’è sempre spazio per la speranza e, in questo senso, il sinodo è un’opportunità per la Chiesa. Mettersi in ascolto gli uni degli altri, ma senza perdere di vista che la Chiesa vive nella storia. È un’occasione che non deve essere persa soprattutto per quel che riguarda la scoperta di uno stile sinodale. Nel caso dell’Italia, inoltre, – a mio avviso –  c’è bisogno di una grande costituente che faccia emergere il legame profondo tra la Chiesa e la realtà nazionale, a partire da alcuni temi, come il rapporto tra le generazioni e la ricostruzione di reti tra centro e periferia. Soprattutto dopo il trauma della pandemia, è necessario ritrovare una sintonia con il Paese per mostrare la bellezza della proposta cristiana».


Tre libri per riflettere.

Tra i diversi volumi che in questi anni si sono occupati di Chiesa e fede tre, in particolare, hanno destato interesse per la qualità della ricerca e per le provocazioni che spingono il lettore a interrogarsi e mettersi in discussione. Il primo è il frutto di un’analisi sociologica, L’incerta fede (Franco Angeli editore), al quale abbiamo dedicato una pagina del settimanale intervistandone il curatore, Roberto Cipriani. Si tratta di una ricerca che già in anticipo rispetto all’avvento della pandemia aveva portato a formulare appunto una “teoria dell’incerta fede” che fa prevedere un futuro della religione in Italia in chiave di dubbio.

Al tempo della pandemia è invece dedicato il volume curato dall’associazione Essere Qui, il cui presidente è Giuseppe De Rita, dal significativo titolo Il gregge smarrito (Rubbettino editore). Tra i principali aspetti della crisi della Chiesa italiana ne elencava alcuni indicati con la stessa azione, “il rapporto”: quello con il potere e la dimensione sociopolitica su cui la Chiesa mostra una progressiva irrilevanza; il rapporto con la società in senso ampio; il delicato rapporto che si è andato instaurando nella vita ecclesiale tra il primato dell’annuncio evangelico e la recente missione di promozione umana; il rapporto con le difficoltà nella dinamica interna alla Chiesa dalla crisi dei meccanismi decisionali a quelli di comunicazione; il difficile rapporto con i non credenti. Nello stesso termine, però, si individuava anche la potenzialità della Chiesa di oggi: la riscoperta della relazione, il bisogno crescente di aiutarsi tutti, ma prima ancora di trovare strumenti e mezzi di reciprocità. Questo presuppone però una coscienza pulita, guardare con coraggio e umiltà alle differenze tra i proprio voler essere e il proprio essere nella realtà.

Di taglio storico il saggio di Andrea Riccardi, La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo (Laterza). La riflessione del fondatore di Sant’Egidio muove dal drammatico e simbolico incendio della cattedrale di Notre Dame per interrogarsi sull’origine dell’attuale declino e sulle prospettive future. La Chiesa – per Riccardi – è chiamata a una condizione “agonica”, cioè di lotta non di rassegnazione. La crisi è passaggio verso il futuro, lo storico parla di ingrigimento ma anche di aurora, occorre guardare oltre perché «se si tenta di rabberciare il presente si è solo trascinati nelle nostalgie del passato» mentre «il cristianesimo è uno dei fattori spirituali del cambiamento». E «la Parola di Dio non è intrappolata nelle forme di ieri, non passa».

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--