Don Rosario Mesina e don Celeste Corosu
A servizio come Cristo buon Pastore
La testimonianza. Alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale le attese di Celeste Corosu e Rosario Mesina
di Luca Mele

31 Maggio 2023

8' di lettura

Don Celeste Corosu nasce a Lodè il 18 febbraio 1977. Inizia il suo cammino vocazionale frequentando nel 2013 l’anno propedeutico a Cagliari. Nel 2014 prosegue il cammino di formazione presso il Seminario regionale sardo e la Facoltà Teologica. Il 30 settembre 2017 viene ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri a Lodè. Riceve il Lettorato il 24 novembre 2018 a Cagliari e l’Accolitato il 20 dicembre 2019 a Torpè, dove ha svolto il VI anno di pastorale. Il 6 gennaio 2021 viene ordinato Diacono in Cattedrale. Ha svolto l’esperienza pastorale a Bitti e Oliena. Attualmente collabora a Nuoro presso le parrocchie San Giovanni Battista e San Giuseppe.

Don Celeste, la tua ordinazione cadrà nel giorno in cui la liturgia propone il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Pensi che anche la tua chiamata e il tuo invio siano un atto di amore del Padre per il mondo? Come vorresti interpretare questo mandato?
«Dio Padre ha tanto amato il mondo da donarci il suo Figlio unigenito perché desidera che tutti crediamo e ci salviamo. La mia vocazione e il mio invio non vogliono essere un dono solo per me, da possedere in modo egoistico; ma un dono per la Chiesa del Signore, di cui non si può mai essere degni senza la misericordia dell’Altissimo e da custodire per la santificazione del popolo di Dio».

Hai vissuto gli ultimi mesi da diacono nelle comunità parrocchiali di San Giuseppe e San Giovanni a Nuoro. Qual è l’aspetto più arricchente di questa esperienza pastorale? Di quali scoperte farai tesoro da presbitero?
«Ogni esperienza pastorale racchiude in sé aspettative, doveri, desideri, impegni. Questi ultimi mesi a Nuoro sono stati importanti per conoscere la realtà cittadina e parrocchiale, con le sue esigenze, peculiarità e collaborazioni. Ho avuto la possibilità di fare tante conoscenze attraverso i vari incontri, gruppi e associazioni, utili per continuare a crescere e maturare».

Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di un prete di oggi?
«Il prete di oggi non può più limitarsi ad aspettare che le persone vadano in Chiesa, deve cercare e trovare spazi e momenti per incontrarsi e dialogare con tutti, vicini e lontani, ma soprattutto con i più bisognosi, non solo materialmente ma anche spiritualmente; deve sapere ascoltare e parlare al momento opportuno e prima ancora essere un vero testimone di Gesù Cristo con la propria vita».

Cosa rappresenta per te il giorno dell’ordinazione?
«Il giorno dell’Ordinazione per me sarà il coronamento di un cammino vocazionale non semplice né facile, ma come ben sappiamo ciò vale per ogni chiamata del Signore. “Eccomi, Signore, io vengo per fare la Tua volontà” sono le parole da tenere care nella mente e nel cuore perché non si è mai arrivati e con l’ordinazione ci sarà un proseguimento, un nuovo inizio che mi conformerà sempre di più a Cristo Signore unico modello da seguire; io dovrò diminuire e lui crescere, ogni giorno, fidandomi e affidandomi totalmente alla Santissima Trinità, sempre sotto il manto materno della beata vergine Maria, madre dei sacerdoti: perché se non si è mariani non si può essere cristiani né tantomeno sacerdoti».

Verso quale tipo di apostolato ti senti più attratto? Porti nel cuore alcune sfide che reputi particolarmente urgenti?
«Il sacerdote, come ho già detto, deve essere un dono per gli altri e non per sé stesso, perché rappresenta Gesù Cristo Buon Pastore; deve essere pronto e disponibile ad adattarsi, come un docile strumento nelle mani del Signore, per essere così preparato ad affrontare le sfide che giorno per giorno si presentano nella Chiesa. Umile servitore e un felice annunciatore della buona novella, pregando quotidianamente affinché si compia “non la mia, ma la sua volontà”».


Don Rosario Mesina, originario di Orgosolo, nasce a Nuoro il 30 novembre 1995. Il 5 settembre del 2013 entra nel Seminario vescovile di Nuoro. Nel 2015 prosegue il percorso di formazione presso il Seminario regionale sardo e la Facoltà teologica. Il 19 maggio 2018 viene ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri nella Cattedrale di Nuoro. Riceve il Lettorato a Cagliari il 24 novembre dello stesso anno e l’Accolitato a Nuoro l’8 dicembre 2020. Ha svolto l’esperienza pastorale a Fonni e Nuoro (parrocchia del Sacro Cuore). Il 17 ottobre 2021 è stato ordinato Diacono. Attualmente collabora presso la parrocchia San Giacomo in Orosei.

Don Rosario, la tua ordinazione cadrà nel giorno in cui la liturgia propone il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Pensi che anche la tua chiamata e il tuo invio siano un atto di amore del Padre per il mondo? Come vorresti interpretare questo mandato?
«La figura di Nicodemo è davvero significativa per la vita di ogni credente, soprattutto per me che tra qualche giorno riceverò il dono del sacerdozio. Sentendo Gesù, il fariseo resta colpito, eppure non lo conosceva e non pensava di incontrare colui che si propone come un’autentica novità, come punto di riferimento costante della vita. Penso che anche la mia vocazione al sacerdozio deve possedere questo dinamismo d’amore, atto a far incontrare Cristo nella storia di ogni uomo. Nicodemo rappresenta l’uomo di oggi che cerca l’esperienza con il Signore, magari dopo un periodo vuoto o deludente. Qui immagino che la vita del sacerdote sia un cartello stradale che indichi la vera via dell’amore. E allora il mio ministero sarà sempre segno di questo rapporto costante con il Signore».

Hai vissuto gli ultimi mesi da diacono nella comunità parrocchiale di Orosei. Qual è l’aspetto più arricchente di questa esperienza pastorale? Di quali scoperte farai tesoro da presbitero?
«Da alcuni mesi collaboro a Orosei con il parroco don Alessandro Muggianu. È un’esperienza pastorale che mi sta arricchendo sotto tutti gli aspetti. Innanzitutto l’incontro con le persone nei vari contesti: nell’opera caritativa, nella catechesi, nella visita degli anziani e ammalati. Inoltre, stiamo per concludere la benedizione delle famiglie, dove ho fissato tanti volti, ascoltato i vari problemi o risorse, asciugato qualche lacrima, strappato qualche sorriso. Ho potuto portare loro la novità del Vangelo nella loro vita».

Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di un prete di oggi?
«Essere al servizio del popolo di Dio, avendo come esempio Cristo che è il vero Sacerdote. Tengo ancore a cuore le parole di papa Francesco nell’occasione del nostro incontro privato a Roma: ci esortò a “prepararci ad essere preti della gente e per la gente, non dominatori di un gregge, ma servitori”. Credo che in questo pensiero sia veramente raccolto il ministero del sacerdozio, una vita spesa per il prossimo, sapendo morire a se stessi per donarsi agli altri».

Cosa rappresenta per te il giorno dell’ordinazione?
«Il giorno della mia ordinazione certamente rappresenta per me un nuovo inizio, non un arrivo, un rimboccarsi le maniche e mettersi a disposizione del popolo di Dio. Sono riconoscente al Signore di questo grande dono, immeritato, che mi fa. Non nascondo un sano timore per le responsabilità che mi attenderanno, ma confidando e sperando in lui, Buon Pastore, so che egli stesso porterà avanti quanto in me ha iniziato».

Verso quale tipo di apostolato ti senti più attratto? Porti nel cuore alcune sfide che reputi particolarmente urgenti?
«Penso di non preferire un apostolato rispetto ad altri; ma in un tempo in cui il mondo è guidato sempre di più dalle leggi della tecnica e della scienza, occorre impegnarci ad annunciare a tutti, indipendentemente dall’età e ceto sociale, il Vangelo, unica strada per l’umanizzazione e la valorizzazione dell’essere umano! È sempre più necessario annunciare e raccontare a tutti la storia d’amore con la quale Dio ha voluto salvarci».

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