Orgosolo
«Vicino alle persone nella concretezza del quotidiano»
di Luca Mele
4' di lettura
18 Ottobre 2021

Rosario Mesina, 25 anni di Orgosolo, sarà consacrato diacono dal Vescovo Antonello domenica 17 ottobre. È il secondo di quattro figli nati da Nicola e Clelia Licheri e in casa ci sono anche tre zii materni diversamente abili, i quali rallegrano nella loro semplicità la vita familiare. Come è nata la tua vocazione e quali figure o esperienze hanno particolarmente segnato le tue scelte? «Penso alla vocazione come un’esperienza di incontro e confronto, in cui la voce del Signore misteriosamente inizia a risuonare nel cuore, invita e interpella, via via diventa provocazione e presenza continua, fino a quando, con dolcezza e forza, sollecita e chiede sempre più un ascolto e una risposta, una presa di posizione. Avevo diciassette anni e frequentavo già il terzo anno dell’Istituto Tecnico Agrario di Nuoro, quando ho partecipato al Campo scuola vocazionale a Porto Ainu. Sentivo in me il desiderio di diventare sacerdote e così ho deciso di entrare a far parte della comunità del Seminario Vescovile di Nuoro. Anche l’Azione cattolica giocava un ruolo molto importante nel mio percorso, perché mi ha permesso di conoscere meglio Gesù attraverso i vari incontri e appuntamenti parrocchiali e diocesani. Ma l’influenza più grande la vedo nei diversi parroci che si son succeduti ad Orgosolo: in loro percepivo il segno di Dio nella storia della mia vocazione e ciò che mi colpiva di più era l’entusiasmo con il quale operavano per il bene della comunità, specialmente a favore dei bisognosi». Con la parrocchia e il seminario, di sicuro Dio ha parlato anche attraverso la famiglia. «Sì! La famiglia, prima chiesa domestica, mi ha permesso di crescere in un ambiente cristiano e di far miei i valori evangelici che ogni giorno siamo chiamati a vivere e che ho cercato di esprimere in parrocchia e in seminario. Sin da piccolo ho frequentato il gruppo ministranti, il catechismo e la già citata Ac desideroso di imparare e mettermi a disposizione così come mi hanno insegnato i miei. E in Seminario, nuova famiglia di fraternità, nei due anni al minore e nei sei anni a Cagliari, ho percorso il mio cammino grato per l’educazione ricevuta in casa». Quali sono le tappe fondamentali verso il diaconato? Quali occasioni formative hai potuto vivere? «Il 19 maggio del 2018, nella Cattedrale di Nuoro, sono stato ammesso tra i candidati al sacramento dell’Ordine; poi ho ricevuto il Ministero del Lettorato il 24 novembre dello stesso anno a Cagliari e quello dell’Accolitato l’8dicembre del 2020 nella Cattedrale di Nuoro. Terminata l’esperienza a Cagliari, è iniziata per me una nuova avventura in diocesi: dall’anno scorso il Vescovo mi ha chiesto di collaborarepresso le comunità parrocchiali di Fonni dove ho prestato servizio pastorale, iniziando così a conoscere una nuova realtà del nostro territorio. Di recente, ho vissuto alcuni giorni di ritiro spirituale nel monastero benedettino di San Pietro di Sorres, guidato dal padre abate dom Luigi Tiana: egli mi ha aiutato a riscoprire ancora, nel clima di silenzio e di preghiera, la presenza di Dio nella mia storia e a mettere a fuoco le caratteristiche proprie della diaconia,ovvero del mettersi al servizio della comunità. E subito dopo ho partecipato al pellegrinaggio della Sardegna verso Assisi, unitamente alla comunità del Seminario Regionale e, quindi, a tanti sardi. Ho pensato al poverello di Assisi come a un “diacono” e questo mi ha portato a riflettere sull’umiltà con la quale egli ha corrisposto alla sua vocazione, così ho pregato per scoprire cosa chiede a me il Signore attraverso la testimonianza di Francesco stesso». Cosa significa per te essere un servitore oggi? «Essere servitore per me significa essere vicino alle persone nella concretezza della vita quotidiana, nell’annuncio della Parola che salva e nel servizio della carità verso i più bisognosi e di chi non si sente parte della Chiesa, lasciandomi guidare dallo Spirito Santo per amare, chiamare e annunciare». Sai che il tuo passo è una gioia per tutti? «Umilmente so che è gioia della Chiesa universale. Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi sono sempre vicino e per chiedere di accompagnarmi con la preghiera, specialmente in questi giorni precedenti la mia ordinazione diaconale». © riproduzione riservata

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