Un’isola senza bambini e troppi contraccettivi
di Francesco Mariani

8 Settembre 2022

3' di lettura

Abbiamo la tendenza monotematica. Prima si parlava solo di Covid, oggi di crisi energetica e (in Sardegna) di emergenza sanitaria. Su tanti altri problemi strutturali e da tempo messi in congelatore si fa finta che non esistano. Ad esempio, salvo quando vengono presentati i rapporti Istat, non si parla di inverno demografico, del futuro poco felice che attende la quota più rilevante della popolazione, ossia gli anziani.

Da anni, a periodi alterni, da noi si parla dello spopolamento delle zone interne. Ci si è anche illusi che una Sardegna tipo ciambella, con il centro vuoto e le coste in costante crescita, andava bene. Peccato che ora anche le coste conoscano il decremento demografico e non siano più sufficienti le migrazioni interne ad invertire questa tendenza. Prima si partiva da un numero della popolazione complessivamente stabile e costante. Se poi questa popolazione si distribuiva in un polo territoriale piuttosto che in un altro la somma finale era comunque salva. Da un bel po’ di anni non è più così.

La Sardegna ha in Italia il più basso tasso di natalità, attraversa una crisi demografica devastante, vede lo spopolamento aumentare in tutti i territori. La quota delle donne in età fertile si è paurosamente assottigliata e non si intravvedono rimedi anche sul lungo periodo. Il dato nudo e crudo è che da noi si nasce sempre di meno e si muore sempre di più.
L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) ci dice che la nostra Regione è quella dove c’è il più alto consumo di contraccettivi, con valori più che doppi rispetto alla media nazionale. Anche tenendo presente il contributo attribuibile ai flussi turistici e a motivi sanitari, i dati non cambiano nella sostanza. Lasciamo da parte considerazioni moralistiche e schemi ideologici. Partiamo dalla realtà dei fatti: i sardi si stanno auto-sterilizzando e votando all’estinzione etnica. Certamente ci sono di mezzo ragioni economiche, politiche, organizzative, ma soprattutto culturali, di stili di vita. Il figlio è visto come un ostacolo alla realizzazione di sé.
Viene meno la fiducia nel futuro. Le nozze, civili o religiose, sono sempre più tardive e precarie; il numero dei nati fuori dal matrimonio è in crescita notevole; le coppie con più di due figli sono sempre più rare, mentre cresce la quota di coppie senza figli. La denatalità non è fenomeno imposto ma scelto e voluto.
L’uso abnorme di contraccettivi è l’effetto di tali scelte. A Nuoro città, nel 2020, sono nati 174 bimbi. Ciò significa che nel 2025 avremo circa otto classi di prima elementare ed una rivisitazione profonda dell’organizzazione scolastica e dei servizi sociali. Sempre nel 2020, ci sono stati 407 decessi. Altro che città del futuro.
Per non parlare delle parrocchie: se tutto va bene avranno classi di catechismo con in media 10 ragazzi (e sarebbe già un record). Per non parlare di un Piano Regolatore da rivedere dal momento che il perimetro urbano è dimensionato per 70 mila abitanti, con relativi oneri riguardanti strade, acqua, fognature, nettezza urbana, illuminazione pubblica ecc.

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