• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
• all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
• è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina, un composto chimico tossico altamente corrosivo.
Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti».
L’allarme vero scatterà quando il satellite rientrerà nell’atmosfera a quota 120 chilometri per iniziare a disintegrarsi a 80 chilometri dal globo, spesso, quando si parla di previsioni di rientro, ci si riferisce appunto al raggiungimento della quota di 80 chilometri grazie all’azione combinata delle forze aerodinamiche e del riscaldamento prodotti dall’attrito dell’aria, creando nel cielo uno spettacolo di scie luminose ma con la possibilità che grossi frammenti di leghe speciali resistano alla liquefazione e piombino sulla terra creando un potenziale pericolo per il rischio diretto e l’indiretto dell’inquinamento chimico o eventuali radiazioni.