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L’Ortobene
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Per approfondire il brano evangelico di questa domenica occorre recuperare il versetto iniziale nella sua interezza (la liturgia ne omette una parte): «Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: Qual è il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12, 28). Mentre nelle dispute presentate dall’evangelista prima di questo dialogo prevale l’atteggiamento polemico di chi vuole mettere in difficoltà Gesù, qui emerge l’opinione positiva di uno scriba che vede nel rabbì di Nazareth un interlocutore con il quale confrontarsi su un tema importante: qual è il comandamento essenziale che sintetizza tutti gli altri, il riferimento verso il quale far convergere tutte le numerose norme della Legge mosaica? Gesù risponde non richiamando il Decalogo, ma la professione di fede che il pio israelita recita più volte al giorno, ponendo al centro un verbo al futuro: “amerai”. La vita umana inizia con l’essere amati dai genitori e continua nello sviluppo di una capacità di amare veramente, contraccambiare l’amore ricevuto e donarlo agli altri: è un percorso che non termina mai, dal primo istante dell’esistenza fino all’ultimo.
«Il primo comandamento è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Mc 12, 29-31). Amerai con tutto il cuore: non da sottomesso ma da innamorato, con un cuore che pulsa veramente e non un amore “di facciata”. Amerai con tutta la tua mente: un amore intelligente, che sa penetrare dentro la realtà e leggerla dandole sempre nuovo significato. Amerai con tutta la tua forza: riconosciamo che amare è difficile ma «se amare non costa nulla, significa che non si ama veramente» (santa Gianna Beretta Molla). L’amore ha a che vedere con il prendersi cura e questo vuol dire esserci con la totalità di noi stessi: vale per il rapporto con Dio e in misura uguale nella relazione con il prossimo.
«Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”» (Mc 12, 32-33). Lo scriba riprende le parole di Gesù (riconosciuto come maestro) e riformulandole le fa proprie: è l’atteggiamento giusto di chi ha la capacità di comprendere il significato ma allo stesso tempo si appropria di quel consiglio e lo inserisce nella sua vita dandogli una forma personale. Se tanti insegnamenti importanti non riescono ad entrare nella nostra interiorità non è soltanto a causa di un ascolto mancato o parziale, ma perché non siamo in grado di percepirli come nostri, intendendoli solo come un dettame esterno da eseguire.
«Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: Non sei lontano dal regno di Dio» (Mc 12, 34). Gesù fa capire allo scriba che è ben “sintonizzato” con Lui, si è avvicinato ma non è ancora entrato nel regno di Dio: per farlo deve rendere concreto nella quotidianità ciò che ha pronunciato con le sue parole.