«Chi dite che io sia?»
Commento al Vangelo di domenica 15 settembre 2024 - XXIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
di Andrea Biancu
Carl Wilhelm Friedrich Oesterley, Gesù e i suoi discepoli presso il mare di Galilea (1833), Collezione privata
3' di lettura
14 Settembre 2024

Il racconto evangelico di questa domenica si apre con una nota geografica: Gesù va a Cesarea di Filippo in un territorio isolato, lontano dalle folle, quasi a cercare quell’ambiente necessario per porre una domanda fondamentale ai discepoli.

«La gente, chi dice che io sia?» (Mc 8,27): apparentemente sembra una curiosità o una sorta di sondaggio per valutare l’opinione che hanno di lui, in realtà il quesito va compreso alla luce del verbo “interrogava” che precede. Gesù pone quella domanda per far iniziare dentro la loro mente una ricerca della sua identità, alla luce di ciò che hanno sentito. Ciò che accomuna le risposte date dai discepoli è l’alta considerazione che la gente ha di Gesù, annoverato come un “grande”. Una volta che si è creato quel clima di dialogo arriva il momento della domanda decisiva, quella che permette di passare dalla periferia delle opinioni degli altri al centro del loro pensiero, uscire allo scoperto e manifestare ciò che portano dentro: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8, 29).

Risponde Pietro a nome di tutto il gruppo: «Tu sei il Cristo». Con questa affermazione i discepoli prendono posizione sull’identità di Gesù e non sbagliano: sarà la stessa risposta che il Maestro darà all’autorità giudaica durante il processo che precede la Passione. Anche se la risposta è quella esatta, manca la completezza della comprensione da parte loro: forse c’è un’intuizione ma non una piena cognizione della definizione che Pietro ha pronunciato. Per questo Gesù impone il silenzio («ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno»), per non travisare il suo messaggio facendosi prendere da facili entusiasmi come la folla. I tempi non sono ancora maturi per una chiara intelligenza di quell’espressione.

Inizia ora la fase preparatoria con quello che viene definito il primo annuncio della Passione: «Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente» (Mc 8, 31-32). Come i discepoli apertamente avevano manifestato il loro pensiero, così il Maestro inizia a parlare di sofferenza, per inquadrare la loro risposta in una prospettiva chiara e senza illusioni.

Anche questa volta l’iniziativa è di Pietro: «Lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”» (Mc 8, 32-33). Al rimprovero di Pietro corrisponde quello del Maestro che ristabilisce i ruoli e gli ordina di riprendere il cammino dietro di Lui, non secondo la sua “bussola”: Pietro obbedisce a una logica che è solamente di calcolo umano e non si ritrova nelle parole di Gesù. Anche noi come lui dobbiamo imparare a fare un passaggio, a capire che Dio non è solo colui porta a buon fine le nostre aspettative, ma ci aiuta a metterle a fuoco, purificarle con le asperità del cammino e liberarci da ciò che non rende veramente piena l’esistenza.


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