Radio Barbagia e le nuove sfide
di Francesco Mariani

20 Novembre 2021

6' di lettura

Erano i 50 anni del Settimanale L’Ortobene e per quella ricorrenza (1976) monsignor Giovanni Melis scrisse un’apposita lettera pastorale, tutt’ora interessante. Nella sua mente c’era l’idea fissa di adattare i mezzi di comunicazione ai nuovi tempi. Se ne parlò in lungo ed in largo, con la gran parte del clero contrario a nuove iniziative di comunicazione oltre lo stampato. Ma monsignor Melis sognava la radio e pure la televisione. Era innamorato di San Paolo che ogni mezzo avrebbe usato pur di far giungere agli estremi confini della terra la parola del Vangelo. In quell’anno si discusse molto, talvolta neanche serenamente. Vennero fatte delle prove semiclandestine. Don Vedele, Canonico Menne, Canonico Cabiddu, ed ovviamente il Vescovo avevano già scelto. Da qui la nascita, concepita l’anno prima, nel 1977, di Radio Barbagia. Uno strumento pensato in particolare per arrivare nel mondo delle campagne (dove l’energia elettrica non c’era), nei posti di lavoro, nelle case ancora prive di televisione, per quelli che erano in viaggio, per le carceri e gli ospedali. Grande intelligenza pastorale, comunicativa, sociale. Non voglio tediarvi ma vi racconto un brano di storia intima ed infima. A casa mia, in quegli anni, non c’era la televisione. C’era però un grande apparecchio radio che la domestica di Audrey Hepburn, grande amica di mia mamma, ci aveva regalato. Era l’unica del vicinato e alle ore stabilite ci si radunava tutti per ascoltare le notizie e commentarle. Con grandi risate ed incessabili discussioni visto che la metà dei radioascoltatori non capivano bene l’italiano ed io dovevo fare l’interprete. Mi viene in mente cosa successe anni prima, durante il Fascismo, con la radio punto di raduno davanti al palazzo Comunale di Orune. “Qui Berlino” disse in esordio la lettrice del comunicato. Ziu Cozzeddu corse subito dal compare Brillinu per digli “Brillì, bos son chircanne sos carabinerisi”. L’uno e l’altro di carabinieri se ne intendevano ma di Berlino no. Ma bella più di tutte è la storia con un detenuto di Orune che mi incrociò a Badu ‘e Carros e mi disse in orunese predale: “Est neche tua si jeo so inoche”. La questione era critica. Io, con grande rispetto gli dissi “Pruite? Non th’appo hattu male perunu”.Mi rispose: “Hippo ascurtante a tene, in su gazzettinu e non mi so abbizzadu chi sos carabinerisi m’in arrastanne. Però ti perdono”. Radio Barbagia nacque con una forte connotazione territoriale, linguistica e culturale. Coinvolse giovanissimi, spazio aperto per tutto e di più, interfaccia con il mondo della politica, dell’economia e della vita nelle realtà ecclesiali. Venne inventato l’Ortomale, la squinternata rivista che “esce quando gli pare”, pubblicazione di benevola satira che vendeva in edicola duemila copie solo a Nuoro (più cento ad Oliena). Vi partecipavano Paolo Pillonca, Michele Tatti, Ugo Collu, Tonino Piredda, il mitico vignettista Moamed e tanti giovani che oggi sono giornalisti affermati. Ma la Radio, questa benedetta radio, ha infinite altre storie. Ci sono le notti insonni per seguire i sequestri di persona ( Radio Barbagia era diventata la posta dei sequestratori, con i conseguenti strascichi giudiziari) era diventatal’antenna del Vescovo per gli attentati notturniche succedevano in città. Notti insonni ma ancheintima soddisfazione quando il Vescovo arrivava prima di tutti sul luogo dell’attentato o dell’omicidio. Strazio per aver dato notizia di omicidi prima che i genitori delle vittime lo sapessero. Radio Barbagia nasce negli anni del boom delle radio libere. Partiti, sindacati, associazioni varie, pionieri di ogni tipo volevano la loro emittente. Solo alla fine degli anni ’80 arrivò la legge Mammì che mise ordine nel settore. Anticipando quelle che poi furono le obbligatorie forme giuridiche per possedere e gestire una emittente radiofonica, Radio Barbagia si struttura in cooperativa nel 1982. La dicitura è Coop Radiotelevisione Barbagia. Monsignor Melis voleva anche la Tv tanto che sul nostro traliccio del Monte Ortobene venne installata un’apparecchiatura di trasmissione e vennero simulate delle riprese. Negli anni, Radio Barbagia ha editato nastri, Cd e libri; ha organizzato memorabili concerti come quelli di De Andrè, Morandi, I Pooh, Piero Marras (uno lo fece in pieno Supramonte, a Monte Nuovo San Giovanni, per chiedere la liberazione di Silvia Melis); ha promosso spettacoli musicali, convegni, iniziative sociali (l’ultima a favore dell’ospedale San Francesco in piena emergenza Covid). La radio è il mezzo di comunicazione che, più di tutti, nel tempo è riuscito ad adattarsi a qualsiasi tecnologia. Oggi il termine “radio” significa tante cose. C’è chi ancora la ascolta via etere in FM, in AM e in DAB+, chi la considera compagna dei propri viaggi in auto, chi la ascolta in streaming dal computer o via app da smartphone e tablet, chi la sintonizza dalla tv tramite digitale terrestre o via satellite. I cambiamenti avvengono a una velocità impressionante. Fino al 2010 in Italia le webradio erano quasi sconosciute, oggi invece sono una realtà. Oggi si stima che siano 35 milioni gli italiani che abitualmente ascoltano la radio ogni giorno. Significativo è che ben 19 milioni si sintonizzano solo fuori dalle mura domestiche, mentre 7 milioni solo in casa (gli altri 8 milioni ascoltano sia a casa che fuori casa). L’automobile è in assoluto l’ambiente “extra domestico” preferito da 24 milioni di italiani. La radio aiuta a concentrarsi, è considerata una fonte di informazione affidabile e soprattutto fonte di aggiornamento sulla realtà locale. Se al Tg siamo inondati di informazioni da tutto il mondo, manca, e la ritroviamo principalmente solo in radio, la notizia della cittadina o del quartiere di appartenenza. Questi i fattori della forza intrinseca della radio. Gli impressionanti indici di ascolto dimostrano che Radio Barbagia la sua scommessa l’ha vinta e che la battaglia la si deve continuare a combattere. Nell’oggi c’è la sfida che ci attende: l’informazione digitale, le nuove frontiere della comunicazione. Siamo già al lavoro e tra qualche mese arriverà la rivoluzione avviata in questi ultimi anni. © riproduzione riservata

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