29 Novembre 2024
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Non è raro incontrare oggi persone che di fronte a quanto accade di negativo o di tragico attorno a loro, come anche in un orizzonte più ampio, ripetono il tipico ritornello: “Che cosa posso fare? Non c’è niente da fare!”. Una sorta di disimpegno preventivo e, allo stesso tempo, di totale sfiducia nella possibilità che il mondo possa diventare migliore di quello che appare. Se a parlare così fosse un credente, c’è da chiedersi quali siano le risorse di speranza che coltiva.
Anche pensando a queste persone, giusto ripeterci che se non ci fosse l’Avvento bisognerebbe inventarlo. Abbiamo sempre bisogno di un tempo che aiuti a riaccendere attese, fiducia, voglia di impegnarsi, sconfiggendo l’imporsi dello sgomento, dell’inquietudine, perfino della depressione. I credenti sono chiamati, molto più di altri che non hanno il dono della fede, a non fotografare in negativo la realtà, considerandola irreversibile. A quest’ultima operazione sono già dediti, abbondantemente, le descrizioni social e, in generale, i mezzi di comunicazione.
L’Avvento ci suggerisce invece di andare oltre la cronaca quotidiana – che ha sempre la pretesa di dire tutto –, vedendo all’orizzonte altro. Si tratta, in particolare, di non cadere nella tentazione di leggere questo tempo senza una Presenza, senza la visita di Dio, che continua a parlarci con il suo Figlio. Per questo rimangono straordinarie, anche in questa stagione, le parole evangeliche scritte da Luca: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28).
L’Avvento ci conferma che un giorno il Signore tornerà, ma già da oggi viene, ci solleva e ci incoraggia, ci fa alzare il capo. Invece la depressione, la sfiducia e la resa tengono troppe volte il nostro capo chinato, invece di essere sollevato.
Quando non ci accorgiamo di questa Presenza, come accadde ai viandanti di Emmaus, prevalgono tra noi delusioni, incomprensioni, lacerazioni, devastazioni e guerre. Certo, il Signore viene, ancora una volta in incognito ma, grazie a Dio, ci sono tante persone che non si fermano nella delusione, che sanno affrontare e risolvere i conflitti, che continuano ad amare nonostante tutto. Gesù continua a venire per loro, ogni giorno.
“Cosa cercate?” (Gv 1,38), dice Gesù voltandosi verso i discepoli che gli erano andati dietro. Anche noi, in Avvento e poi a Natale, dovremo chiederci: Chi è che cerchiamo? Nessuna risposta ci aiuterà davvero – liberandoci dall’insignificanza dei termini o dal sovraccarico che le accompagna – se non arriveremo a scoprire, come dono e con stupore, l’inaudito che proviene da una buona notizia, quella di un Dio per noi. Sollevare il capo passa dall’accettare di ritrovare un senso a quello che siamo, liberandoci dalla paura di non sapere da dove veniamo e dove andiamo. Per aiutarci il Signore è venuto, viene e tornerà per tutti!
L’augurio è di sperimentare in questo Avvento, come le chiamava san Bernardo, le irresistibili “visite del Verbo”.