20 Settembre 2024
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Dunque il sovraffollamento carcerario non esiste, è una nostra invenzione, una bufala fatta girare non si sa con quale obiettivo. Lo dice il famoso magistrato giustizialista che ritiene non esistano innocenti (al di fuori di lui) «ma solo colpevoli non ancora scoperti». Piercamillo Davigo lo ha ripetuto alla festa del Fatto Quotidiano e vale la pena riportare le sue parole per renderci conto come sia ridotto lo spazio dei “garantisti” veri.
Alla festa del quotidiano di Marco Travaglio c’era l’incontro “Giustizia leggi e bavagli”; ospiti l’ex pm del pool “Mani Pulite” Davigo (da poco condannato in appello per il caso della presunta Loggia Ungheria) e il deputato di Azione Enrico Costa. Ad un certo punto si è arrivati a parlare della situazione carceraria, con la maggior parte degli istituti penitenziari che risultano sovraffollati e con carenze di personale. Davigo nega il problema del sovraffollamento (che è una delle cause importanti per l’annuale rosario tragico dei suicidi in cella).
«Il problema è che si considera per ogni detenuto lo stesso spazio considerato per un abitante di un’abitazione normale, cioè 9 metri quadrati». Per l’ex magistrato non ci sono carceri troppo piene e quindi è immotivato lo stop agli arresti preventivi. Lo spazio di una cella non lo si può calcolare, per detenuto, come fosse una normale casa di civile abitazione. Secondo Davigo, di metri quadri per detenuto «ne basterebbero 3, quello è davvero lo standard». Avete capito bene. Se si modificano i parametri (di fatto già oggi non rispettati) in una cella di tre detenuti ce ne potrebbero stare sei e anche di più senza che tutto questo crei sovraffollamento. Miracoli di un’alchimia del metro cubo per metro quadro. Provi l’illustre magistrato a vivere rinchiuso per anni in tre metri quadrati di spazio vitale e vedrà che cambierà idea.
Enrico Costa, più volte interrotto da una platea manettara, ha voluto ricordare che secondo il sistema giuridico italiano si devono il più possibile evitare i cosiddetti “errori giudiziari”: circa il 50% dei condannati in primo grado viene poi assolto in appello, con relative spese al 30% dei richiedenti ricorso per l’ingiusta detenzione. Per l’ex pm, invece, limitare ulteriormente la custodia cautelare preventiva non può e non deve essere la soluzione. Neanche se si tratta di innocenti.
Dall’analisi del Garante Nazionale dei detenuti, sulla base dei dati del Dap al 18 agosto 2024, sono 63 i suicidi avvenuti nelle carceri italiane da inizio anno, 19 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 quando furono 44. A questi si aggiungono i 1.348 tentativi di suicidio, 110 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 quando furono 1.238. Oltre ai decessi per suicidio, il Garante conteggia anche 15 morti per cause da accertare. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiorna mensilmente i dati relativi alla capienza regolamentare e al numero dei detenuti nelle carceri italiane.
Al 30 giugno 2024, nei penitenziari italiani sono presenti dieci mila reclusi in più rispetto al massimo consentito; il relativo indice di sovraffollamento è di circa il 120%. Dal post pandemia – e quindi dalle relative misure per ridurre i carcerati all’interno delle strutture – il numero di detenuti in esubero sta aumentando sempre di più e con esso le relative situazioni di disagio, sia per i carcerati che per chi lavora nei penitenziari italiani.