18 Ottobre 2024
6' di lettura
Danni stimati in 25 milioni di euro, oltre 130mila i casi secondo gli ultimi dati dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna: la Blue Tongue, epidemia della lingua blu, che colpisce i ruminanti e in particolare modo gli ovini, è ancora un’emergenza. Eppure – come dice il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra – «siamo al ventiquattresimo anno di lingua blu: non possiamo più parlare di emergenza, perché l’emergenza è qualcosa che si verifica in maniera sporadica e improvvisamente, questa è una calamità».
Ancora una volta si insegue un fenomeno mentre bisognerebbe agire sulla prevenzione. «Quello che denunciamo – afferma Serra – è che non c’è stata una seria campagna di prevenzione. Si tratta innanzitutto di intervenire con i repellenti sui nidi larvali ma in particolare con la vaccinazione, che però non va fatta tardivamente. Anche quest’anno i vaccini sono arrivati tra maggio e giugno, addirittura a luglio, e si è proceduto a vaccinare in un periodo caldissimo. Il caldo – spiega il direttore di Coldiretti – sottopone a stress non solo il’uomo ma anche gli animali, abbassa le difese immunitarie e va a vanificare l’effetto del vaccino. Altresì non si può vaccinare laddove c’è un focolaio in atto, perché si peggiora la situazione. Per cui noi diciamo in primis la prevenzione, in assoluto, che consiste anche nell’attivare la campagna vaccinale in corrispondenza della fine dell’inverno e l’inizio della primavera, i mesi ideali sarebbero da fine febbraio-marzo. Ma questo deve passare anche dal potenziamento dei distretti Asl, occorre tanto personale a disposizione».
Per l’Isola, come detto, al momento Coldiretti ha quantificato il danno in 25 milioni di euro: a questa cifra si arriva – spiega Serra – comprendendo «gli animali morti, ad oggi circa 35-40mila capi, e decine di migliaia abortiti o che hanno passato con successo questo evento pandemico ma che diventeranno per quest’anno improduttivi. Per cui c’è da calcolare tutto il mancato reddito derivante dalla mancata produzione del latte, dalla mancata produzione della carne, senza tener conto poi degli animali che sono stati “salvati” ma che non sappiamo se saranno in grado di continuare la carriera produttiva».
Di fronte a questo dramma l’azione richiesta alla Regione non può che essere quella messa in atto contro la Peste Suina Africana, con una Unità di progetto, una task force che ha portato alla sua completa eradicazione, certificata proprio nelle scorse settimane con l’abrogazione da parte della Commissione europea delle ultime misure restrittive in vigore in Sardegna.
La strada è quella, conferma Serra: «Sulla Psa siamo oggi una regione virtuosa mentre nel centro-nord d’Italia sono in difficoltà. Noi dopo 40 anni abbiamo combattuto e, con misure anche dure, siamo riusciti a debellarla, a sconfiggerla, ma proprio perché era stata costituita questa Unità di crisi. Ora si deve fare lo stesso per la Lingua blu ma si deve fare immediatamente. Per quest’anno, ormai, si possono solamente contare i danni, perché solitamente il picco si raggiunge a ottobre. La Regione, la politica, devono oggi stesso programmare la prossima stagione, il 2025. Mi piacerebbe essere smentito – dice ancora Serra – ma faremo i conti con questa piaga ancora per tanto tempo. In breve: ora occorre stimare i danni, far arrivare quanto prima i ristori e costituire una Unità di crisi per prevenire o comunque contingentare negli anni a venire questo evento».
Ad oggi i sierotipi conosciuti sono almeno 26, attualmente in Sardegna – come si evince dalla mappa riportata in questa pagina – circolano il 3, il 4 e l’8. Nel territorio servito da Coldiretti Nuoro-Ogliastra, vale a dire quello della vecchia Provincia, sono arrivati tutti e tre data la vicinanza con focolai del nord Sardegna come del centro sud. «Ogni giorno – racconta Serra – i nostri soci ci aggiornano sulla situazione. Data la struttura capillare dell’associazione, continuamente in contatto con la nostra base sociale, intercettiamo le cose positive ma in questo caso ascoltiamo il disagio per poter fare le proposte opportune. Al danno si è aggiunto anche il fatto che la lingua blu crea dei blocchi nella movimentazione: noi in Sardegna negli ultimi 3 o 4 masi dell’anno esportiamo una media di 5-6mila capi in Continente. Questi capi per essere esportati oggi o vengono vaccinati o sono stati vaccinati e quindi possono essere movimentati, ma solo dopo aver ricevuto l’idoneità. In tutto 42 giorni nei quali il produttore deve tenere gli animali in azienda con i costi esorbitanti che questo comporta. Se poi vengono da zone siccitose come la costa orientale, la Baronia e l’Ogliastra pensiamo a cosa questo comporti in tempi di restrizioni idriche».
LA SCHEDA
Che cos’è la Blue tongue
La Blue tongue (“lingua blu”), detta anche febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti sostenuta da un virus del quale, attualmente, si conoscono 27 “sottospecie”, dette stereotipi. Tra i ruminanti domestici, negli ovini la Blue tongue si manifesta clinicamente nella forma più grave, causando anche mortalità.
La malattia si trasmette attraverso la puntura di un insetto, il Culicoides imicola, che pungendo gli animali può diffondere l’infezione dai capi malati a quelli sani. La malattia non è trasmissibile all’uomo.
Il Culicoides imicola, più piccolo rispetto alla zanzara, ha bisogno per riprodursi di acqua dolce e depone le uova nel fango umido e nelle raccolte d’acqua. Sono luoghi vitali ideali le acque reflue aziendali, le perdite degli abbeveratoi o dei canali di irrigazione, le riserve d’acqua stagnanti e i laghetti artificiali usati per abbeverare gli animali.
La prevenzione. Eliminare le pozze d’acqua e fango, drenare o colmare avvallamenti e fosse, rivoltare il fango, curare le condizioni igieniche dell’azienda, evitare perdita di liquami, operare la disinfestazione sistematica dei ricoveri degli animali, canalizzare con tubature chiuse le acque di scarico, impedire il contatto tra animali e insetti, irrorare con insetticidi autorizzati le zanzariere, le pareti, i soffitti.
La vaccinazione. Ricordando che per ogni stereotipo è necessario un vaccino specifico è bene sottolineare che la vaccinazione protegge gli animali dall’infezione, diminuisce le perdite legate alla malattia, abbassa le probabilità di diffusione dell’infezione.