7 Luglio 2024
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Se si secca la sorgente non c’è acqua per nessuno. Quando siamo nati noi, a casa non c’era acqua, luce, fognature, strade, tantomeno televisore e telefono. È quel tempo e quel mondo che ci separa da un oggi in cui viviamo e di cui pur ci appassioniamo. Allora c’era poco o nulla ma alcune cose importanti sì: la famiglia, il vicinato, le amicizie, la fiducia. Quei valori che hanno intessuto la vita di tutti, credo, ora si stanno affievolendo, stanno sciogliendosi, lentamente, come i ghiacciai di cui siamo molto preoccupati tanto da parlare di emergenza o catastrofe climatica. I rapporti familiari si stanno sgretolando sempre più e sono ben più gravi, da un punto di vista sociale, dello sfaldarsi di un costone, di un pezzo di montagna che rotolando crea morte e disagi o blocco del traffico.
Per decenni la cosiddetta famiglia “tradizionale”, “esclusiva”, “amorale”, “nucleare” e quant’altro, è stata oggetto di studi sterminati e di infinite critiche. Va bene. C’era molto da cambiare ed aggiornare. Ci sono riflessioni che coinvolgono grandi luminari della sociologia, da Parsons ad Adorno, da Michelangelo Pira a Banfield, da Luca Pinna ad Antonio Pigliaru. Ieri, la famiglia era l’asse portante della società, dell’educazione, della socialità. Era in sintonia con le istituzioni che pur la disprezzavano ed ignoravano. Quando nelle scuole si è iniziato a dire che le famiglie non dovevano interferire (e di fatto non interferivano) è entrata in vigore la regola del “il bambino/studente è mio e lo gestisco io”. Un disastro educativo e formativo. La prima iattura che attribuiva al sistema scolastico i compiti educativi spettanti alle famiglie.
Oggi però abbiamo a che fare con un contesto totalmente rivoluzionato. La famiglia è diventata un’esperienza ed un concetto liquido (per dirla con il grande Bauman). La fedeltà coniugale, base di una ventura matrimoniale, è cosa del Paleolitico Medio. Sui mezzi di comunicazione abbiamo notizie orarie di coppie che dopo i festeggianti “matrimoniali” scoppiano, litigano, in vari modi si rivolgono ai tribunali. Sposarsi è diventato un proscenio ed un palcoscenico. Finito il mimo si va alla ricerca di un’altra sceneggiata.
Nella piramide sociale, lo si voglia o meno, i comportamenti dell’apice sono poi adottati dalla base. A Nuoro, il consumo di droga non è iniziato dai ragazzi morti di fame ma da quelli delle famiglie bene e da quelle diventate benestanti. Lo stesso dicasi dei divorzi, separazioni e convivenze (cose di cui Nuoro ha livelli da record): sono nati nelle classi agiate per poi diffondersi negli altri strati sociali. Così come l’individualismo che permea l’uomo post-moderno.
L’eclisse della famiglia ha pesanti conseguenze nella crescita ed educazione dei figli. Buona parte dei cosiddetti disagi giovanili ha dietro di se questa matrice. D’altronde dentro relazioni individualistiche ed egoistiche di figli si preferisce non averne. Diventano un peso ed una fatica, un ostacolo allo “sciupio vistoso”. Nel frattempo si amplia il regno della solitudine, di ragazzi ed adulti privi di rapporti e relazioni significative. Il pane non manca ma non basta per soddisfare il bisogno di amare ed essere amati. Quando manca la famiglia non si sa manco da dove cominciare.