
1 Febbraio 2023
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Nuoro - Adesso che l’ora delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Grazia Deledda volge al desìo cerchiamo di capire se energie e sforzi profusi per onorare la sua figura, diffonderne e valorizzarne l’opera siano stati all’altezza di propositi, programmi, risorse messe in campo. Come abbiano agito e rappresentato Nuoro e il suo territorio il Comune capoluogo, la Provincia, il Consorzio/Fondazione Universitari, L’Istituto etnografico. Essi hanno dato vita, con altri, a Comitati che han promosso e coordinato molteplici iniziative.
I due comitati.
La Regione ha messo a disposizione risorse importanti (650 mila euro) attribuite alla Provincia commissariata piuttosto che alla città natale della Deledda. La spiegazione l’ha data un consigliere regionale nuorese: «Nuoro non ha chiesto i fondi ministeriali per tempo, quindi non meritava di avere quei fondi perché negligente…». Tempora! Le celebrazioni sono andate avanti sul doppio binario di un Comitato incardinato sulla Provincia, sostenuto dalla Regione, con un budget di un milione centocinquantamila euro, cinquecentomila di fondi provinciali e di un altro Comitato finanziato dal Ministero della Cultura con centomila euro, sostenuto dal Comune di Nuoro e animato dallo scrittore Marcello Fois. Brevi cronache ci hanno informato delle iniziative a Nuoro, Cagliari, a Roma nell’aula del Senato, a Bruxelles, New York, e della intrigante ‘cena di Grazia’ a Dubai. La guerra in Ucraina ha forse impedito l’evento di San Pietroburgo. Le iniziative del Comune di Nuoro hanno principalmente puntato a coinvolgere le scuole e i giovani con un concorso rivolto ai ragazzi del primo ciclo e un altro con la Scuola Civica di musica. Sarebbe interessante vedere il bilancio di quelle iniziative e valutarne la ricaduta rispetto a programmi e attese, per avere maggiore consapevolezza di come quelle Istituzioni abbiano contribuito a onorare e valorizzare la Deledda, la città e il Territorio. Quelle ingenti risorse avrebbero potuto essere meglio coordinate e impiegate più proficuamente, anche investendo in strutture culturali esistenti, che da tempo contano su risorse appena al livello di sussistenza. La vicenda dei due Comitati mostra plasticamente, la profonda divisione del territorio. Ancora, l’esclusione del Comune di Nuoro dagli specifici fondi regionali per ‘manifesta negligenza’ pur essendo l’unico ente democraticamente eletto, oltre l’assurdità in sé, continua ad indebolirci di fronte agli altri territori isolani. Ed infine: Provincia, Università, Istituto Etnografico sono commissariati da troppo tempo. Vi è un palese e ormai inaccettabile deficit di rappresentanza e partecipazione democratica che rende la nostra comunità sempre più marginale, allontanando, non solo i giovani, ma anche la gran parte dei cittadini dal destino della nostra Civitas. In altri tempi non era così.
L’istituzione dell’Isre.
Il 5 luglio 1972, nella ricorrenza del centesimo anniversario della nascita di Grazia Deledda, il Consiglio Regionale approva una legge che istituisce a Nuoro, per la prima volta oltre le mura di Cagliari e Sassari, un Istituto Superiore di Cultura. Primo firmatario, Giovanni Lilliu allora consigliere regionale della Dc. Firmano la proposta anche Nino Carrus, Gonario Gianoglio e Angelo Rojch (Dc), Mario Melis (PS d’AZ.), Pietrino Melis (Pci). Erano allora tra le figure più rappresentative dell’Assemblea regionale. La legge fu approvata all’unanimità. La accompagnava una relazione quasi profetica di Lilliu che costituisce ancor oggi uno dei maggiori contributi di analisi alla conoscenza del centro Sardegna. «Con questa iniziativa abbiamo creduto di aver colto e tentato di soddisfare generali e remote attese, rendendo con forme attuali non delebili e non folkloristiche, il ricordo della scrittrice sarda e nuorese Grazia Deledda in occasione dei cento anni della nascita della grande romanziera». Lilliu aveva chiara la natura dell’Istituto che si istituiva. Doveva essere «un Istituto di grado superiore, di livello universitario, quasi come un Dipartimento di scienze umane». Riconosceva a Nuoro e alla parte interna dell’isola le “giuste aspirazioni ad avere la presenza dell’Università, attraverso strutture stabili e non con iniziative accessorie ed episodiche”. Si diceva sempre meravigliato che lo Stato, forse per mancata attenzione nell’esame della legge, avesse permesso la denominazione di Istituto Superiore, denominazione che lo accreditava di per sé ad organizzare le sue attività a livello universitario. Nuoro al contrario intraprese un’altra strada. Si sarebbe attivata solo vent’anni dopo per avviare i percorsi universitari, purtroppo dividendosi tra i sostenitori dell’Università privata, sfociata nel progetto dell’Ailun e dell’Università Pubblica attraverso l’Accordo di Programma che portò i primi studi universitari allora gemmati dalle due Università sarde. Quella stessa debolezza iniziale, la pretesa di due poli, era destinata a segnare la vicenda universitaria del centro Sardegna, esponendola quasi subito alla progressiva concorrenza di altri territori. Sino al declino dell’esperienza universitaria dell’oggi che da tre lustri è impantanata tra Consorzio e Fondazione per le note conflittualità istituzionali. In quei giorni in Regione si guardava a Nuoro, forse proprio per la suggestione delle celebrazioni del centenario deleddiano, con una attenzione mai più avuta. Le parole di Lilliu ne scandiscono il clima: «Intendiamo dare vita a un Istituto Superiore Regionale Etnografico col fine di studiare e documentare, con i più perfezionati mezzi e i metodi più moderni e avanzati delle scienze umane, la vita sociale e culturale della Sardegna, dove le manifestazioni delle zone interne rappresentano forme straordinarie di civiltà e contengono elevati valori morali». Le legge, acquisiva il Museo del Costume rinominandolo Museo della vita e delle tradizioni popolari, intendendo che non avrebbe acquisito e mostrato «semplici collezioni di oggetti ma anche collezioni di immagini di ciò che oggetto non è per documentare e studiare la vita sociale e culturale dell’isola». E l’Istituto andò…
Il primo consiglio e la presidenza Lilliu.
Nel maggio del 1973 si insediò il primo consiglio d’Amministrazione composto da tre rappresentanti delle Università, tre del Consiglio regionale e il sindaco di Nuoro. Una rappresentanza capace di garantire i risultati che nel tempo, copiosi, sono arrivati. Nel 1985, e sino al 1995, farà parte del Consiglio, in qualità di presidente lo stesso Giovanni Lilliu. La sua autorevolezza fece sì che quell’Istituto, unico in Italia, consolidasse un’ampia autonomia di studi e ricerche sin lì esclusivi delle Università, spesso accompagnati da pubblicazioni scientifiche a cura dello stesso ISRE. Venne curato un moderno allestimento della casa natale di G. Deledda, che si amplia in locali limitrofi, acquisendo oggetti personali, lo studio romano, carte e scritti della scrittrice. Vennero implementate, potenziate, ordinate ed esposte innumerevoli collezioni nelle sale espositive del Museo Etnografico, tanto che si rese necessario il raddoppio delle superfici espositive, insieme alla completa ristrutturazione dell’Auditorium di via Mereu, oggi opportunamente intitolato al grande archeologo e luogo di innumerevoli iniziative culturali. La biblioteca, a carattere demoantropologico, divenne punto di riferimento del settore. Si creò un grande archivio di documenti audiovisuali che, unitamente alle prime Rassegne/Festival di cinema e audiovisivi etnografici, permisero all’Istituto di accreditarsi negli ambienti scientifici a livello internazionale. È di quei giorni Tempus de baristas interamente prodotto dall’ISRE.Sotto la presidenza Lilliu venne acquistata e ristrutturata, per farne un’elegante sede di rappresentanza, la sede di via Papandrea. Fondamentale, ancora, la creazione di una importante struttura professionale. In quel 1985 l’Ente aveva in organico solo alcuni impiegati. Venne curata la creazione di una struttura scientifica adeguata, con personale altamente professionalizzato non solo amministrativo, ma filosofico/antropologico, esperto nei vari settori, museologico, fotografico/audiovisivo e bibliotecario. Personale che ha accompagnato, alungo, con grande professionalità l’Ente. Il bilancio dei primi 50 anni dell’Isre e delle celebrazioni del 150° della nascita della Deledda ci avvicina all’oggi con qualche legittima preoccupazione. La spinta propulsiva dell’Ente arriva sino al 1995.
La parabola discendente.
La lunga Presidenza Lilliu aveva alimentato qualche sotterranea ambizione e attirato le sempiterne pretese spartitorie della politica minore. Con l’argomento della semplificazione fu approvata una nuova legge regionale che portava il Consiglio di Amministrazione dell’Isre da 7 a 3: Due amministratori nominati dalla Regione, uno di minoranza e uno di maggioranza, quale presidente, e il sindaco di Nuoro. Paradossalmente il costo del nuovo Consiglio aumentò moltissimo. Sino al 1995 ogni amministratore percepiva circa 500 mila lire all’anno… Le Università sarde non erano più associate al governo dell’Ente. Venivano ora coinvolte nel Comitato scientifico a cui si richiede una programmazione annuale affidata alla capacità realizzativa del Consiglio di Amministrazione. Credo che quella legge abbia ridotto di molto le potenzialità originarie dell’Istituto. L’Etnografico risulta oggi Commissariato da un dirigente regionale da quattro anni senza che alcuno, né a Cagliari né a Nuoro, senta il bisogno di intervenire. Mentre la struttura è stata dissolta dal progressivo pensionamento di tanto personale qualificato.
Lilliu amava Nuoro che considerava la capitale resistenziale della gente di montagna. Citando Braudel diceva che la montagna è «fabbrica di uomini». L’auspicio è che dopo la chiusura della fabbrica del dio petrolio non stia chiudendo anche la fabbrica di uomini. Liberi e resistenti, come lui li aveva vagheggiati.

Uno strumento culturale di livello universitario
Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento del professor Lilliu in assemblea regionale, nella seduta 203 del 25 maggio 1972 (VI Legislatura regionale). Il testo integrale è stato pubblicato in Questioni di Sardegna, Cagliari, 1975, pp. 29-39.
di Giovanni Lilliu
Signor Presidente, onorevoli colleghi, è merito della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni di criminalità in Sardegna, di avere riconosciuto, per la prima volta nella storia delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sull’isola, i valori tradizionali locali, non come tratti negativi di una civiltà e di una società ritenuta inferiore, ma come elementi positivi necessari, se correttamente interpretati e bene usati, per attuare le riforme sociali e il rinnovamento del costume, in modo democratico e pacifico. (…) È certamente in questo spirito che la Commissione parlamentare, tra le fondamentali direzioni di azione per procurare la crescita della Sardegna anche con l’eliminazione dei comportamenti devianti dipendenti in parte da antiche norme etiche superate dal moderno vivere civile, ha individuato quella riferita a conservare e sviluppare il patrimonio archeologico, artistico e culturale dell’isola, nel rigoroso culto delle sue caratteristiche etniche e linguistiche. E a questo fine chiama le forze culturali, e più specificamente l’Università, a studiare scientificamente il retaggio di esperienze e di attività morali maturate per lungo e vario volgere dei secoli e di vicende, e consegnateci dal passato per custodirle ed esaltarle non come entità astratte ma come strumenti funzionali di crescita intima al tessuto regionale e all’anima locale, respingendo acculturazioni e colonizzazioni esterne. Di fronte a questo inatteso e perciò più confortante atteggiamento autonomistico della Commissione parlamentare rispetto in genere ai problemi dell’isola e delle sue zone interne come a quelli particolari dei beni culturali, la Regione non può non sentirsi incitata a muoversi di pieno accordo, dando il completo sostegno alle proposte e alle precise richieste.
(…) Questa proposta di legge che, mossa anche dall’Assessore onorevole Dettori, io ho presentato poco più di un anno fa insieme ai colleghi Pietrino e Mario Melis, Rojch, Gianoglio e Carrus, credo possa già rappresentare una prima prova della rispondenza della Regione alla sollecitazione della Commissione parlamentare, riguardo i beni culturali dell’isola, e per quel che ne consegue nella logica del discorso autonomistico a cui quei beni danno contenuto e stimolo singolare. Noi ci siamo trovati concordi nel fare una proposta legislativa tendente a istituire a Nuoro, in un momento che la vede svilupparsi dinamicamente nei suoi vari aspetti di vita materiale e spirituale, un organismo e uno strumento culturale regionale, di alto livello, che ne aiuti la crescita e le dia nuovo e continuo vigore intellettuale e morale, nella rilevante tradizione del passato in più rispetti originale e particolare per la autenticità del suo popolo e per la spontaneità del suo ambiente.
(…) Le giuste aspirazioni della città di Nuoro e della parte interna dell’isola ad avere la presenza dell’Università, attraverso strutture stabili e non con iniziative accessorie ed
episodiche che non soddisfano la domanda intellettuale e culturale né le esigenze economiche e sociali, possono trovare un primo avvio, e una risposta aperta alla completa definizione della richiesta, in questo Istituto di grado superiore, di livello universitario. Le materie sulle quali si muoveranno lo studio e la ricerca (antropoetnologiche, archeologiche, artistiche, linguistiche riferite ai vari livelli della vita sarda popolare in un rapporto interdisciplinare), le attrezzature museografiche, la strumentazione operativa, configurano l’Istituto quasi come un Dipartimento di scienze umane legato e immerso in un terreno e in un ambiente decisamente umorale. Questo indispensabile rapporto, questo organico nesso di operazione culturale e ambientale, questo contenuto unitario di condizioni soggettive e oggettive perennemente coinvolte e intrecciate, portano a pensare l’Istituto come un centro propulsore di iniziative culturali volte alla conservazione e al rinnovamento insieme della civiltà isolana. Un Istituto che faccia etnografia vissuta e calata nella realtà popolare che lo circonda, partecipandola in una relazione permanente tra struttura culturale e struttura reale, in modo che il Museo, che l’Istituto si annette, non sia ristretto alla collezione di oggetti ma la dilati a collezione di immagini di ciò che oggetto non è, e che utilizzi i ricercatori e conoscitori di pezzi, i ricercatori di momenti e dimensioni e situazioni da fissare con le tecniche audiovisive, per rintracciare le linee di continuità che al disotto della superficie percepibile al livello del tessuto, legano i fatti e le cose.
L’Istituto assumerà come sua finalità la documentazione e lo studio della vita sociale e culturale dell’isola, nelle sue manifestazioni tradizionali e nei suoi modi di trasformazione; e si porrà come centro di stimolo e di organizzazione delle indagini sulle strutture socioeconomiche e cioè sul mondo del lavoro, delle tecniche e dei rapporti sociali, e sulle concezioni del mondo e della vita nei comportamenti e nei prodotti che si attuano nell’ordine delle comunicazioni e dei segni linguistici- musicali-visivi (parlari, forme poetiche, canti, danze, spettacoli, espressioni di arte artigianale, ecc.). Rilevamento di dati documentari, prelevamento e acquisto di oggetti etnografici, conservazione ed esposizione di essi, studio e ricerca sui documenti posseduti, inchieste sul campo, convegni o simposi isolani, nazionali e internazionali, costituiranno settori di attività dell’Istituto nelle sue diverse articolazioni scientifiche.
(…) Con questa iniziativa, noi abbiamo creduto di avere colto e tentato di soddisfare generali e remote attese, rendendo attuale, con forme idonee e segni non delebili e non folkloristici, il ricordo della scrittrice sarda e nuorese Grazia Deledda, che illustrò in patria e all’estero l’isola, in occasione del centenario della nascita della grande romanziera. Con questa proposta di legge, che istituisce l’Istituto Etnografico in Nuoro, la sua città natale, si è voluto rendere un particolare e significativo omaggio a una delle figure più emergenti della letteratura e del mondo sardo.