Matteo Lemme di fronte al palazzo di vetro sede delle Nazioni Unite a New Tork
La speranza di pace ha cuore e occhi giovani
di Franco Colomo

3 Maggio 2022

3' di lettura

Grazie a una borsa di studio ha avuto la possibilità di vivere e frequentare il palazzo di vetro, sede dell’Onu a New York, proprio nei giorni in cui era oggetto di discussione la crisi tra Russia e Ucraina. Matteo Lemme, ventisettenne originario di Ovodda, dopo le scuole a Gavoi si è laureato in Diritto delle amministrazioni delle imprese pubbliche e private a Sassari. Ora frequenta l’ultimo anno di Giurisprudenza, sempre all’università di Sassari.

Appassionato di geopolitica, relazioni internazionali e diritti umani, ha vissuto l’esperienza dell’Erasmus in Lituania e ha quindi partecipato ad una selezione per conseguire una borsa di studio presso le Nazioni Unite. Superate diverse prove orali e scritte ha conseguito la borsa alla fine del 2020 ma a causa della pandemia ha dovuto rimandare il viaggio.

«Vivere oggi questa esperienza – riconosce –, nel contesto delle attuali tensioni internazionali, l’ha resa più ricca. Sono partito il 20 marzo e rientrato l’8 aprile – racconta Matteo – e ho potuto conoscere l’ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite. I lavori dell’assemblea sono riservati ma ho potuto vedere la decisione dell’Italia non solo sulle sanzioni ma anche nella coerenza dimostrata e nella volontà espressa dall’ambasciatore Massari di escludere la Russia dal Consiglio sui diritti umani presso le Nazioni Unite. Le sanzioni, in generale, non sono volte alla risoluzione del conflitto ma sono un deciso strumento di politica internazionale per fare pressione. Ed è ciò che occorre in queste fasi, oltre alla diplomazia».

Proprio in questi giorni si discute nuovamente dell’efficacia dell’Onu, in particolare su quella del Consiglio di sicurezza, i cui membri permanenti – e tra questi la Russia – hanno diritto di veto. La macchina, insomma, sembra avere bisogno di una riforma consistente.

«Mi piace citare – dice a questo proposito Matteo – l’ex Segretario generale Dag Hammarskjöld, morto in circostanze tragiche. Lui disse che “l’Onu non è stata creata per portare l’umanità in cielo ma per salvarla dall’inferno”. L’istituzione è deputata al mantenimento della pace e ad assicurare il rispetto dei diritti umani nel mondo, compito di non semplice realizzazione. Capisco che il mondo si aspetti un intervento forte, magari definitivo da parte dell’Onu, soprattutto dopo che abbiamo visto i massacri di Bucha e Mariupol ma in questi momenti occorre tempo, pazienza. Non è una istituzione perfetta, dopo questa ennesima crisi si dovrà necessariamente affrontare la questione della riforma del meccanismo che concede diritto di veto ai 5 membri permanenti».

Da questa esperienza, però, Matteo trae tutto il buono, che esprime con l’ottimismo proprio della giovinezza: «Ho potuto toccare con mano l’importanza e l’impegno del lavoro diplomatico e quanto le relazioni internazionali siano oggi importantissime. Ancora, come la politica estera sia cruciale ed essenziale anche per la politica interna degli Stati. È cresciuto in me un senso di speranza, spes contra spem si dice, la speranza di poter trovare la pace attraverso accordi e compromessi a volte anche impensabili. È vero – conclude – i conflitti sono tantissimi, però vedere l’impegno dell’Onu e delle istituzioni ci fa sperare in un mondo migliore».

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