10 Settembre 2024
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Arriva in libreria la riedizione del romanzo di formazione di Romano Ruju (Nùoro 1935-1974), Il salto del fosso (1967), con un’appendice di giovanili e inedite poesie in sardo nuorese, una storia del testo che informa su manoscritti e dattiloscritti e un’introduzione critica che, fra tanto altro, riscopre le dichiarazioni rese da Ruju a due maestri (allora giovani) del giornalismo italiano: Corrado Stajano e Giuliano Zincone.
Con Il salto del fosso – scrive il curatore Giancarlo Porcu – Romano Ruju esordì nella narrativa nel 1967. Da allora mai ristampato, si ripropone il romanzo in questa nuova edizione arricchita di materiali rari e di notizie inedite. Un romanzo autobiografico, quello di Ruju, ambientato nella Nuoro degli anni ’50, quasi un Cosima al maschile traslato di mezzo secolo. Il protagonista ha 20 anni quando inizia a raccontare la propria esistenza, in un punto in cui la vita conosce una cesura coincidente con la fine delle illusioni giovanili. Cesura preceduta da altra pure dolorosa: la fine dell’infanzia, con il bambino strappato all’antico borgo di Sèuna per andare ad abitare nella prima periferia di Nuoro, dove l’edilizia popolare stona con la campagna circostante. Poi, l’ingresso nella giovinezza sarà il teatro del dissidio fra l’indole contemplativa del ragazzo e la realtà immediata, in un giovane che coltiva sogni di gloria artistica (il canto lirico), destinati a svanire sul ripiego di una condizione impiegatizia. La compensazione arriva dall’ethnos: il contrasto fra interno ed esterno, fra l’isola-prigione e il vagheggiato Continente che chiama al “salto del fosso”, si risolve in un “salto” rovesciato, e la rappacificazione con la realtà, superato il travaglio individuale, si realizza nell’appassionarsi a una tormentata vicenda collettiva, quella del popolo sardo.