In difesa dei più piccoli e fragili
di Franco Colomo

29 Dicembre 2020

6' di lettura

L’ultimo Report dell’associazione Meter fondata da don Fortunato Di Noto, il sacerdote che da oltre trent’anni combatte la pedofilia e la pedopornografia, presenta una situazione agghiacciante. Dieci milioni le foto e i video segnalati lo scorso anno, ma dietro ai freddi numeri ci sono corpi di persone indifese, di bambini. Don Fortunato, come spiega questo fenomeno e la sua crescita? Cosa si dovrebbe fare per fermarlo? «È un triste, devastante, inquietante e criminale fenomeno. Non può essere né sottovalutato né sottaciuto. Basterebbe solo un caso, e non sempre si verifica in una situazione di degrado o povertà; gli abusi avvengono in ogni status sociale. Dietro ogni numero (una foto, un video) c’è un abuso che ha conseguenze permanenti personali (non facile da dimenticare e superare) e con effetti collaterali (ripercussione anche sulla famiglia, la società, la comunità ecclesiale ed altro). Un abuso è così devastante che possiamo considerarlo, anche se c’è una soppressione fisica, un omicidio psicologico. Combattere gli abusi deve essere l’impegno di tutti, ma non è sempre così; perché se è vero quello che le statistiche ci dicono abbiamo un miliardo di minori nel mondo vittime di violenza sessuale, fisica e psicologica. Impressionante, questo fallimento e sconfitta dell’umanità, perché nel mondo sono 2,2 miliardi i bambini e gli adolescenti, che rappresentano il 31% della popolazione mondiale. In Europa quasi 18 milioni di bambini sono vittime di sfruttamento e violenze sessuali (dato reso noto da organizzazioni europee, mai smentito!). Se dovessimo fare un semplice ragionamento: se il rapporto è 1 a 1 dovremmo avere 18 milioni di sfruttatori, abusatori e altro ancora. Una tragedia, non vi pare?». Qual è il retroterra culturale della pedopornografia? Non è vero che, soprattutto dopo l’avvento dei social network, ci sia stata una sottovalutazione della sua reale portata? «La pedopornografia non credo che abbia un sostrato culturale, non c’è niente che giustifichi la produzione video e foto di inenarrabili abusi sui minori. Trovate voi quale cultura giustifichi (anche se le lobby pedofile lo sostengono strenuamente) che la pedopornografia possa essere “lecita” e giustificata, come se si trattasse di immaginetta di calciatori o santini religiosi. Non è così. Come è possibile avere e giustificare una relazione sessuale e affettiva tra un adulto e un bambino (età che vanno dai neonati ai prepuberi)? La diffusione e la produzione della pedopornografia, non è una svista o uno scivolone, ma un reato. Da un punto di vista “morale” noi credenti, che dobbiamo “vestire gli ignudi” – non consiste soltanto nel distribuire indumenti – abbiamo la chiamata a coprire la nudità degli altri che viene sfruttata e commercializzata: non possiamo giustificare le “lupanare” anche nel web. I social network, positivi nella loro intrinseca capacità di relazione, hanno amplificato l’adescamento dei minori, in aumento in questa pandemia. La digitalizzazione del corpo, esponendolo e “offrendolo” a fini “criminali” e di puro godimento perverso, è inumana». Nella sua introduzione al Report ha denunciato il fatto che non sempre le polizie hanno ascoltato le vostre denunce. Apprezza lo sforzo messo in campo dalla Chiesa? «Non era più tollerabile quello che alcuni sacerdoti e Vescovi hanno operato nell’oscurità del male e coperti dalla lobby del silenzio. Troppo dolore e tante piccole croci piantate sul Golgota, insieme a Gesù Cristo. La Chiesa è in cammino di purificazione e di riconciliazione. Ci vorrà tanto tempo e Pastori saggi, equilibrati e dalla parte dei piccoli. La risposta è chiara, l’azione è fortemente a tutela delle vittime e con il Servizio Nazionale, regionale e diocesano della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili (anche se con un certo ritardo) in Italia e anche in tante parti del mondo, ha mosso passi importanti. Ma non bisogna abbassare l’attenzione e fare della tutela dei minori una pastorale ordinaria (lo auspicavo già negli anni ’90). Il Report è il concreto e documentato impegno di Meter. Basti pensare che solo negli ultimi anni sono state inoltrate più di 63.000 denunce in tutto il mondo. Milioni di trafficanti di bambini per scopi di perversione sessuale. Con vere e proprie organizzazioni del crimine. Ma non basta solo la segnalazione doverosa e civica, oltre che profetica. Se le avessero tutte “trattate” si sarebbe molto di più contribuito alla repressione del crimine pedofilico. Poca coordinazione a livello globale a cui si aggiunge la faticosa e non responsabile risposta dei colossi del web che in molti casi tutelano più la privacy dei clienti che la innocenza dei bambini violati. Nonostante questa difficoltà Meter ha fatto sviluppare 23 operazioni nazionali e internazionali. Centinai di migliaia i siti e portali pedopornografici chiusi e inseriti nella black list. Per non dimenticare le migliaia di vittime accolte, ascoltate, accompagnate con il Centro ascolto Meter». Nella sua attività di monitoraggio è entrato in contatto con un mondo disumano, come riesce a vivere una vita normale dopo aver visto, come riesce a prendere sonno la notte? Cosa le dà la forza di proseguire e lottare? «Se non avessi la fede in Cristo Gesù, tutto sarebbe vanificato e impazzirei di dolore. Questo impegno non è qualcosa in più nel mio ministero sacerdotale, (sono parroco di due parrocchie, vicario episcopale e direttore dell’Ufficio pastorale per le fragilità nella Diocesi di Noto) perché stare dalla parte dei piccoli, i prediletti del Signore, non è una moda ma una chiamata del Vangelo. Sì, ho visto l’inferno dentro l’inferno e se non avessi la fede, se non vivessi l’Eucarestia che mi nutre e mi vita pasquale, impazzirei. In costante ascolto della Parola di Dio. Per me servire un bambino è servire il Signore. La Vergine Maria accompagna e asciuga, a volte, le mie lacrime e il mio dolore». © riproduzione riservata

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