Il futuro che ci aspetta dopo la riconferma di Mattarella
di Francesco Mariani

7 Febbraio 2022

3' di lettura

Dopo una settimana surreale si è arrivati a riconfermare Sergio Mattarella alla Presidenza dello Stato. Niente da dire sulla sua persona, è il nostro degnissimo Presidente, eppure non bisogna dimenticare cosa questa rielezione significhi. Tutti, ora, dicono che è un trionfo della stabilità, che va bene ai mercati finanziari e all’Unione Europea, alla coesione nazionale. “Presidente di tutti”. La realtà, però, è ben diversa dalla finzione. Di fatto abbiamocertificato che la politica, in Italia, è evaporata. Sei giorni, sei, per frullare una serie di personalità di altissimo valore, per fare sgambetti e occhiolini. Tutti a parlare del “bene del Paese” e tutti a raccattare il proprio tornaconto di partito o di corrente, di loggia, di pensione o vitalizio. Hanno vinto tutti, come in un torneo di calcetto amatoriale, ma hanno perso tutti, abbiamo perso tutti. Si astenevano dal votare coloro che poi, con faccia tosta, invitano gli elettori a recarsi alle urne. Quando si mortificano le istituzioni davvero siamo al capolinea; quando manca la politica resta solo il “particulare”. Si può facilmente desumere che sarà un caos governare questo restante tempo di legislatura e portare in porto riforme e Pnnr. In Parlamento non esistono più coalizioni e ognuno va per conto suo. A destra, Forza Italia si muove verso il centro, la Lega ridimensionata resta (salvo ripensamenti) la destra di governo, mentre Fratelli d’Italia continuerà a lucrare dal suo ruolo di opposizione. L’idea di una vittoria per la coalizione di centrodestra alle prossime elezioni resta problematica, specie se dal Rosatellum si passerà al proporzionale. Nel prossimo futuro si delinea una frattura tra destra di governo (Forza Italia e Lega, o parte di quest’ultima) e destra indisponibile al compromesso con altre forze (Fratelli d’Italia). A sinistra, il sodalizio tra Pd e Movimento 5 stelle non decolla e quanto avvenuto sulle ipotesi di elezione al Quirinale di Draghi e Belloni ne è la testimonianza. I due partiti restano lontani nella cultura e nel metodo. Il Movimento 5 stelle è scisso tra Di Maio eConte oltre che a picco nei sondaggi rispetto al recente passato. Il Pd quasi certamente abbandonerà l’idea del “campo largo” e dello schema maggioritario per abbracciare il proporzionale e quindi le alleanze tattiche con altri. Renzi è oramai proiettato al centro, verso Forza Italia e gli altri centristi, con l’idea di costruire un polo moderato autonomo, capace di sfruttare i vantaggi posizionali della frammentazione dei due principali schieramenti. Di legge elettorale si tornerà a discutere nei prossimi mesi. Ma già si delinea il progetto del “grande centro” la cui leadership dovrebbe andare a Renzi. Mattarella resterà il perno del sistema almeno fino a dopo le prossime elezioni politiche. Draghi arriverà alla fine della legislatura, ma è difficile fare pronostici ulteriori. © riproduzione riservata

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