«Grazie per il vostro supporto»
Intervista a Taras Guts, cittadino ucraino che ha manifestato a Nuoro contro l'invasione russa
di Franco Colomo

4 Marzo 2022

7' di lettura

Taras Guts (nella foto in basso) è venuto a Nuoro da Golfo Aranci con un gruppetto di amici ucraini per partecipare alla manifestazione per la pace indetta dall’amministrazione comunale sabato 26 febbraio. Originario della capitale Kiev, padre di tre figli, vive in Sardegna da otto anni, è un marinaio, comandante di uno yacht. In passato ha anche svolto il compito di vice console nell’ambasciata ucraina a Roma.

È riuscito a mettersi in contatto con i suoi familiari a Kiev?
«Sì, li sento ogni giorno due volte al giorno».

Che situazione stanno vivendo?
«Difficile, proprio poco fa (è domenica sera ndr) è suonato l’allarme e tutti vanno sotto i palazzi nei nascondigli. Due o tre volte ogni notte ci sono allarmi per i missili che vengono lanciati dal territorio bielorusso».

Qual è il vostro stato d’animo?
«Ci sentiamo incoraggiati. La gente sa per che cosa si batte – non solo per sopravvivere, si batte per il futuro delle nostre famiglie – e contro di chi. La Russia è un nemico da centinaia di anni, Mosca ha da sempre l’intenzione di conquistare il nostro Paese, siamo più o meno abituati a questo comportamento. Certo non si aspettavano attacchi di questo tipo. Kiev resiste, ma le città più piccole, soprattutto al sud e nella regione di Doneck e Lugansk dove ho tanti amici, sono distrutte al 70, all’80 o al 90%. Ogni giorno ci sono bombardamenti da parte dei russi che colpiscono non solo infrastrutture e palazzi ma tutto».

Quello che vediamo e leggiamo in Italia corrisponde alla realtà che sentite dai vostri cari o no?
«Parzialmente sì. Per farvi capire da noi adesso c’è una guerra popolare, non solo l’esercito ucraino combatte contro l’esercito russo ma tutto il popolo».

Anche i civili sono armati, ci sono volontari?
«A Kiev 25mila civili sono stati armati in quella che si chiama difesa territoriale e che in collaborazione con l’esercito regolare aiuta a proteggere le città. Tantissimi sono volontari, la guerra è iniziata, molte vite sono state perse ormai, se non vinciamo capiamo che domani non avremo né futuro, né più il nostro Paese e sarà un disastro per tutta l’Europa».

Cosa pensate della risposta dell’Europa e dell’occidente?
«Prendiamo tutto quello che ci può aiutare a combattere, sta anche nascendo una sorta di “legione straniera”, volontari sono già arrivati da Polonia e Georgia. Bisogna capire che se si sconfigge l’Ucraina si finisce in una guerra con la Nato e in un conflitto nucleare».

L’attuale presidente è seguito dalla popolazione?
«Essendo giovane non è un politico di professione, c’era la paura che non avrebbe resistito a una pressione esterna invece resiste e il popolo è con lui. A livello politico l’Ucraina è come l’Italia, ci sono diversi partiti che si confrontano in Parlamento ma oggi davanti a una minaccia globale si sono uniti tutti, la destra con i comunisti e i centristi».

La chiesa ucraina che ruolo ha?
«L’Ucraina è un paese multi religioso, quella dominante è la chiesa ortodossa ma ci sono anche cattolici, greco-cattolici, musulmani. La chiesa sta accanto alle persone, supporta l’esercito».

Le manifestazioni per la pace vi aiutano, vi incoraggiano?
«Aiutano moltissimo, questa di Nuoro è solo una goccia del mare di appoggio in tutta Europa. A Berlino sono scese in piazza più di mezzo milione di persone, una cosa mai vista nella storia della Germania unita. Soprattutto per la prima volta la comunità europea ha deciso di donare per acquisto armi come un unico paese».

Anche in Russia ci sono state manifestazioni.
«Sono poche, per la Russia è niente. Il problema è che a Putin non importa niente della gente, dei morti, di cosa dice il popolo, importa cosa dice il suo cerchio vicino fatto di uomini d’affari e di capitali. Quello che sta facendo l’Ue con le sanzioni, soprattutto a livello fiscale e bancario, influisce molto e oggi c’è qualcosa che vacilla».

Quanto può durare il conflitto?
«La guerra costa alla Russia 24 miliardi di dollari al giorno e non hanno così tante risorse per poterla coprire. In più vediamo che tipo di carri armati e blindati arrivano in Ucraina: non diresti mai che si tratta del secondo esercito del mondo, i soldati sono male equipaggiati. Ci sono anche mezzi moderni ma per di più arrivano carri prodotti negli anni Sessanta, l’impressione è che sono arrivati convinti che la guerra durasse due giorni. Non hanno sostegno una volta penetrati nel nostro territorio, manca il gasolio per i mezzi e il cibo, non hanno rifornimenti. Succede che lascino i carri armati e se ne vadano. In questi giorni ci sono stati quasi 5mila morti dell’esercito russo».

Eppure si va avanti.
«La sensazione è che non possa resistere molto, la Russia sta cercando di chiamare i ceceni a combattere ma hanno rifiutato, sta cercando di convincere l’esercito bielorusso, ma sono appena 19mila uomini, per di più ragazzi che non hanno mai combattuto e andrebbero solo a morire. Ma a Putin non interessa. Ha chiesto un incontro per trattare ma ogni giorno sta bombardando facendo pressione psicologica, adesso comincia a parlare di nucleare. Il ministro degli esteri ucraino ha detto “non abbiamo paura dei missili nucleari, noi non ci ritireremo mai”. Il problema è che alcune città, soprattutto nella zona di Doneck sono sull’orlo di una crisi umanitaria, la gente non ha da mangiare, i russi non danno la possibilità di far arrivare aiuti. Quando arrivano i pullman li bombardano, è un disastro. L’unica che può fermare la Russia adesso è l’Ucraina, se succede allora avremo la speranza di vivere come abbiamo vissuto, in pace e sicurezza. Se invece perdiamo la prossima vittima sarà la Finlandia, poi troverà coraggio e diventerà sempre più matto. Io abito qui, andrei a combattere ma non posso lasciare tre bambini piccoli».

Avete notizia di qualcuno che sta cercando di raggiungere l’Italia?
«È in corso una mobilitazione dell’esercito quindi i maschi sotto i 60 anni non possono lasciare il Paese, escono le donne con i bambini però non possono viaggiare molto lontano. Arrivare in Italia è difficile, rimangono in un paio di regioni dell’Ucraina occidentale che non sono state colpite o si dirigono verso la Polonia o la Germania».

Come può finire?
«L’unica chance per i russi di conquistare l’Ucraina è di radere al suolo le città finché non ci sarà nulla da difendere. Ma non sono pronti a quello che hanno trovato e non si aspettavano resistenza, non sanno fare guerra in città, i carri armati sono come elefanti. Da questa guerra dipende molto non solo per noi ma per tutto il continente. Grazia all’Italia, vediamo il vostro supporto».

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