Il gruppo di “Sardegna... ci siamo” (photo by Simone Mura)
Esserci, la storia di un gruppo di volontari
“Sardegna... ci siamo” nato nel 2013 e aperto a chiunque voglia fare del bene. Il racconto dell’impegno di questi anni
di Luca Mele

13 Marzo 2023

4' di lettura

Un gruppo, non un ente o un’associazione oppure una fondazione, nato spontaneamente ma non altrettanto casualmente. È Sardegna… ci siamo che, partendo dalle passate e singole esperienze di volontariato nella Protezione civile, ha deciso di costituirsi per allargare i propri orizzonti e continuare un’opera di assistenza verso tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. L’avventura è iniziata alla fine del 2013 quando, dal servizio nelle Caritas di Orgosolo, Oliena, Tonara, Meana Sardo, Silì, Cagliari – con la volontà da parte di alcuni amici uniti nel desiderio di vedere di persona le realtà meglio organizzate dello stesso organismo della Cei -, si è partiti verso Roma per arrivare in via Casilina.

Un viaggio che per i protagonisti ha confermato l’universalità dell’amore e ha dimostrato quanto i sardi non siano o non si vogliano “isolati”. Attraversare il Mar Tirreno non è stato difficile neanche nel 2016, quando il gruppo ha deciso di raggiungere prima il Centro di accoglienza per migranti a Bolzano e poi Amatrice, devastata dal terremoto. «Nel caso di tragedie simili, causate dalle calamità naturali, si può sempre venire incontro con un’offerta, un bonifico; noi volevamo “essere lì” e sperimentare la bellezza di farci presenti, condividendo la sofferenza e la speranza – affermano i volontari – . Donare il proprio tempo, le proprie braccia… è qualcosa di più arricchente non solo per chi riceve soccorso, ma anche per chi lo porta».

Oltre agli eventi catastrofici e straordinari, come quello appena citato o nella nostra terra come l’alluvione a Bitti del 2020 oppure l’incendio nell’estate del 2021 tra Macomer e Scano Montiferro, l’impegno di Sardegna… ci siamo si esprime anche nelle sue forme più ordinarie e silenziose: «La collaborazione con le Caritas locali è sempre costante, ci sono progetti con l’associazione Icaro a favore dei detenuti di Mamone, si condividono programmazioni ed eventi con le comunità dei paesi dedite agli ultimi, non mancano le attività con i ragazzi e con i diversamente abili ai quali nei mesi estivi viene proposto un campo scuola a Porto Ainu e a Capo Comino». Il gruppo non si muove indipendentemente, sa sempre creare interazione e non può fare a meno di riferirsi alla Chiesa e ai sacerdoti.

C’è anche una forte reciprocità in virtù di amicizie nate nelle tragedie e che si rinsaldano in nome della solidarietà: «Quando da Amatrice, nella memoria del nostro intervento di dieci anni fa, hanno saputo dell’incendio e dell’alluvione in Sardegna, gli abitanti del posto si sono subito preoccupati e concretamente hanno voluto ricambiare l’aiuto di cui sono stati destinatari».

Attualmente il gruppo è composto da una ventina di referenti e resta aperto a tutti coloro che solo «vogliono fare del bene», senza direttore, responsabile, tessera. Uno stile semplicemente familiare basato sulla fiducia all’interno dei volontari e da parte degli altri. «Questa impostazione non reca difficoltà – spiegano – e ci permette di non inciampare talvolta nei tortuosi passaggi burocratici che impediscono di intervenire in modo immediato laddove c’è urgenza e arrivare direttamente alle famiglie». 

Pranzi per raccolta fondi, produzione del pane, lavori di manutenzione sono occasioni per fare qualcosa di necessario e coinvolgere tutti, anche gli ammalati e i ragazzi. L’importante è stare insieme, nell’essenzialità, dando il personale contributo. Conta, appunto, “esserci”: se serve qualcosa, «ci siamo».

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