3' di lettura
Un’Europa «che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli». Francesco è a Budapest, città di ponti e di santi, di storia e di memoria, di rivoluzioni e deportazioni, e...
Contenuto riservato agli abbonati
Esegui il login o registrati per acquistare un abbonamento!