Zia Jubannedda
Da Jubannedda a Giovanna, nel solco della tradizione
di Lucia Becchere

13 Dicembre 2020

4' di lettura

Nuoro - Tradizione, artigianato e innovazione sono i pilastri su cui Giovanna Ledda intende costruire il futuro della pasticceria “Dolci Sardi” fondata dalla prozia Giovanna Fois, per tutti Jubannedda. Venticinque anni, fresca di laurea in “Gestione di lavoro e comunicazione per le organizzazioni” presso l’Università Cattolica di Milano, Giovanna, con la sorella Rachele rappresenta la terza generazione nella gestione dell’attività mentre Caterina studia scienze erboristiche.

La giovane racconta l’intraprendenza di questa donna di Santu Predu che ha saputo mettere a frutto tutta la sua esperienza di dischente (apprendista) quando, a soli 16 anni dava una mano a sas mastras durcarjas (maestre pasticcere) del rione e nel silenzio ne carpiva l’arte, animata dal desiderio di poter un domani realizzare un sogno.
Aveva 23 anni quando nel 1955, dopo avere dotato di un forno a legna la sua casa di via Malta, diede vita al primo laboratorio, munita solo di un mattarello, di sas frunzas (bastoncini di legno di circa un metro per montare le uova) e di un macinino per le mandorle.
Di fronte ad una clientela sempre più numerosa, nel ’75 trasferì il laboratorio dal primo al piano terra dove disponeva di maggiori spazi.
Il forno elettrico, la competenza, l’utilizzo di prodotti di qualità fecero di lei una vera imprenditrice.

Giovanna, chi è zia Jubannedda?
«Una donna generosa, intelligente e coraggiosa, capace di affermarsi in una Nuoro degli anni 50. Nel 1989 ha pensato bene di coinvolgere i miei genitori Grazia e Michele quando, con un atto di vendita la ditta individuale è diventata una s.n.c. (società in nome collettivo)».

Come è nata l’idea di lasciare Milano e di che cosa ti occupi?
«Dopo qualche breve esperienza lavorativa all’estero e a Milano ho deciso di mettere le mie competenze e la mia passione a disposizione dell’attività di famiglia. Mi occupo soprattutto di comunicazione, ho promosso la ditta online e oggi i nostri prodotti si possono esportare in tutto il territorio nazionale e acquistare anche su WhatsApp. Poiché trattasi di una attività a conduzione familiare, passo dal computer al laboratorio, dalla vendita al banco alle consegne a domicilio per le persone in difficoltà, garantendo un servizio gratuito in tutta Nuoro».

La vostra capacità di essere al passo coi tempi è stata determinante?
«Siamo su facebook e su instagram, piattaforme che fungono da volano per la conoscenza dei nostri prodotti nel mondo. L’aver fatto il passaggio generazionale in un momento di pandemia, quando i servizi venivano offerti online, è stata la nostra fortuna, dopo probabilmente sarebbe stato un po’ tardi. Il sostegno dei miei genitori è stato fondamentale. Pur non sapendo a che cosa sarebbero andati incontro perché la loro è una generazione che non nasce coi social, hanno riposto in me la massima fiducia. Confidiamo molto anche sul packaging (confezionamento) del prodotto. Sono io che penso, scrivo, stampo e taglio le etichette. Realizzo i cartoncini da inserire nelle confezioni dove viene riportato il logo, i contatti e le qualità dei nostri prodotti».

Hai qualche rimpianto per avere lasciato Milano?
«A Milano lavoravo in una multinazionale 12/13 ore al giorno per 600 euro. Nelle scelte di vita si mette tutto sulla bilancia, lavorare in una attività familiare e per giunta in Sardegna è stato come realizzare un sogno. Milano mi manca, così come gli amici che ho lasciato».

Perché hai fatto questa scelta?
«Per il rispetto che dobbiamo ai sacrifici di zia Jubannedda, che è stata la fondatrice. Oggi 88enne, non gode di buona salute purtroppo e non può cogliere tutto l’affetto e l’impegno con cui la stiamo onorando».

Quali progetti per il futuro?
«La mia tesi “Strategia di crescita nelle imprese nel settore dolciario. Il caso. Dal 1955 Fois”, è mirata proprio ad un progetto di crescita della pasticceria. La sfida è quella di sapere trovare l’equilibrio tra artigianalità, tradizione e innovazione perché in un passaggio generazionale – momento troppo delicato soprattutto per le microimprese a conduzione familiare che più di tutte patiscono il cambiamento – si corre il rischio di andare incontro ad uno stravolgimento fallimentare. Affrontare in maniera consapevole e costruttiva questa sfida, garantirà l’affermazione dei nostri prodotti in un mercato sempre più competitivo».

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