Aborto: la corte Usa non è bacchettona. La carta costituzionale va rispettata
di Francesco Mariani
3 Luglio 2022

Grande scandalo, irritazione e sconcerto perché i giudici della Corte Suprema americana, con sei voti contro tre, hanno cancellato il diritto costituzionale all’aborto. Sorpresa per noi che ormai siamo abituati a confondere il piano parlamentare con quello giuridico, il tribunale con la politica. Quei giudici non hanno tirato in ballo argomentazioni morali, religiose, politiche, ideologiche, emergenziali: si sono attenuti rigorosamente alla Carta Costituzionale del popolo americano.

La decisione adottata non impone restrizioni costituzionali all’interruzione di gravidanza. Sancisce che la Costituzione americana non ordina né proibisce l’accesso all’aborto. Dunque affida l’onere-onore di decidere ai rappresentanti eletti dal popolo nei diversi Stati. Cosa importante da capire per noi che confondiamo le regioni con lo Stato, nazioni ed Ue, l’Onu con l’oracolo del dio che sta a Delfi. E pensiamo che la Costituzione americana sia uguale alla nostra. Non è così. Nella democratica America questa è una sentenza che tutela la democrazia (che non è sinonimo della verità). Saranno i singoli Stati a decidere. Alcuni approveranno leggi restrittive, altri meno, altri inventeranno compromessi permettendo l’aborto ma solo ad alcune condizioni, per periodi di tempo più o meno limitati, così come avviene nella maggior parte dei paesi europei. Insomma, da questo punto di vista, l’America recepisce lo spirito, non sempre ortodosso, dei nostri ordinamenti. Siano i parlamenti a valutare e decidere.

Una bella lezione per noi italiani: non sono i giudici a risolvere le nostre controversie morali, politiche o religiose. Da nessuna parte la Costituzione americana riconosce un diritto all’aborto. Cosa che neanche da noi c’è. Inoltre è insostenibile una motivazione dell’aborto su basi storiche, sociologiche o politiche. In quella sentenza viene indirettamente detto che il diritto positivo (ossia del potere di turno) non può sostituire il diritto naturale (ossia di me come persona). Dettaglio: la Corte Suprema americana è composta da nove persone, non elette e con un incarico a vita. A loro è chiesto di non sostituire la propria visione morale e i propri giudizi politici a quelli che emergono dal popolo.

Una cosa è avere la possibilità di interrompere la gravidanza, altra cosa è che in Costituzione vi sia scritto un diritto. Non siamo in Cina dove prima si vieta di avere il secondo figlio ed oggi ti “consigliano” di avere il terzo. D’altronde, da noi, l’esito di un referendum contro le centrali nucleari non diventa un dettame costituzionale.

Negli Stati Uniti, il cosiddetto movimento pro-life non è una mascherina o una giornata arcobaleno e gaia. Ha numeri e attività da capogiro. La Corte Suprema non ha ragionato per loro conto ma, a prescindere, ha riaffermato una questione: la Costituzione è una cornice, un perimetro, una bussola; il dipinto e la navigazione, dentro questi dettami, spettano ai parlamenti eletti dal popolo. I quali possono pronunciarsi in modo differente dai nostri totem e tabù. Negli Usa non esistono le “baruffe chiozzotte” della nostrana politica che delega alla magistratura e, fintamente, in combutta, dicono il contrario. 

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