Sine tuo numine
di Natalino Piras
5 Giugno 2022

Verso dove incamminarsi non è dato sapere. E se questo dove ci sia. Per Michelangelo Pira di Sos sinnos è Sa Libra, luogo collocato in chi sa quale ovile-montagna, una possibilità di salvezza per la gente, un luogo dove si sta bene. Se non fosse che a Sa Libra vanno più gente morta, che è già stata, che vivi. Sa Libra è un’ utopia dell’immaginario più che del reale, in questo affine ad altre utopie pensate da Tommaso Moro, da Campanella, persino dalle canzoni di Guccini e Bennato. Tutte situazioni che stabiliscono un ulteriore orizzonte perché quello già stabilito come meta sfuma quando sembra che si stia per raggiungere.
Non ci resta che l’utopia in questo tempo storico, la consapevolezza della sua irraggiungibilita’, il fatto che una pace un poco più duratura se non perpetua non è cosa per i vivi.

Dicono che la guerra di Putin, paradigma attuale di tutte le guerre, durerà anni. Nei cento e uno giorni che sono trascorsi dal 24 febbraio, data d’inizio dell’invasione dell’Ucraina. tutto l’orrore è stato consumato, tutto l’orrore deve essere ancora rivelato e posto in essere. La distopia, che è uno stravolgimento dell’orizzonte, prende il posto dell’utopia che è poi la rivelazione dell’amore di Dio come fatto compiuto e non un’astratta considerazione teologale. Se non fosse che l’amore di Dio, quello che fa star bene la gente, non è possibile perché non c’è, ingoiato dal paradigma della guerra.
Siamo, come condizione del villaggio globale, in uno status di “sine tuo numine”, senza la potenza, la fortezza, la beatitudine dell’amore di Dio.

“Sine tuo numine” è un passaggio della sequenza Veni Sancte Spiritus, cantata il giorno di Pentecoste, Paska ‘e vrores. “Sine tuo numine nihil est in homine, nihil est innoxium” , senza il tuo portento, quello dello Spirito come amore di Dio, vivificante i vivi, niente è nell’ uomo, niente è senza macchia, tutti hanno colpa
La guerra di Putin è il paradigma di questo niente. Impedisce l’orizzonte, lo annulla. Pensate a quanti bambini ha ucciso questa guerra, quanti ne ucciderà ancora il cinico calcolo di un materialismo generato dalla cupidigia di potere, dalla voglia fattasi volontà di imposizione di un imperialismo oppressivo, Impastato di falsa utopia, di falsa fratellanza, in realtà l’omologazione a sistema di quanto nega la libertà, principio dello Spirito e dell’amore di Dio. Quanti morti ancora per arrivare a questo stato di diseguali, di oppressi, ancor più oppressi dal fatto che scienza e tecnologia avanzata sono funzionali a questa metropoli del futuro che tutte le differenze del villaggio globale ha distrutto, in nome di un dio senza amore, senza speranza, senza umana carità. In nome del profitto e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo, del suo annullamento, mascherato da diritti e doveri uguali per tutti.

A questo porta la guerra di Putin, al dominio del falso sul vero, alla reificazione di tutto, all’assurdo che divora l’utopia come scuola imposta e da imporre.

E dire che nella sequenza di Paska ‘e vrores, ci si rivolge alla Spirito per dirgli “lava quod est sordidum, riga quod est aridum, sana quod est saucium, flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium”. Il sordido, l’ arido, la malattia, la peste, la spietatezza del potere, la freddezza calcolatrice dei datori di morte, la devianza come governo del male è lo stato attuale delle cose che la guerra di Putin impone. Non più lo Spirito “in labore requies, in aestu temperies, in fletu solatium”, riposo nella fatica, riparo dal caldo soffocante, consolazione nel pianto.

La sequenza del Veni Sancte Spiritus, erroneamente attribuita a papa Innocenzo III, è opera di Stephen Langton, arcivescovo di Canterbury, nel XII secolo, in pieno, buio Medioevo. Buio come questo nostro tempo.

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--