Bitti. Istelai e Viseras, strade parallele
di Franco Colomo

17 Gennaio 2022

5' di lettura

Francesco Coloru è il presidente della cooperativa Istelai che gestisce l’intero sistema museale bittese, l’area archeologica di Romanzesu, il Museo della civiltà pastorale e contadina, il Museo multimediale del Canto a tenore. Istelai rappresenta per Bitti ciò che Viseras ha rappresentato per Mamoiada, impossibile non partire da qui. «La situazione mi ha ferito – confessa Coloru. Condividiamo con i colleghi e amici di Mamoiada un percorso quasi identico, sia la nostra società che loro hanno una ventina d’anni di attività alle spalle. Come altre che gestiscono realtà museali siamo nate in un momento in cui nei nostri territori non c’era niente legato alla cultura e alla valorizzazione dei patrimoni che custodiamo. Si è lavorato per creare un sistema, per portare il turismo nelle zone più interne. A Mamoiada il lavoro è stato incredibile, hanno dato una svolta importante al territorio, usciva da una situazione problematica, non era nell’immaginario di nessuno sceglierla come meta turistica. Hanno avuto una grande idea, si sono impegnati creando e gestendo un gioiello, portando in crescita un settore che non era presente. Mi rattrista perché l’esperienza di Viseras viene portata in ogni contesto cooperativistico nazionale come esempio di crescita e buona gestione. Non capisco come una amministrazione possa creare un bando che va a cancellare un ottimo lavoro. Non è solo cresciuto il museo ma anche il paese, la comunità deve scuotersi e riconoscere a tre giovani il merito di aver contribuito a una svolta facendo da volano per trasformare il centro barbaricino attraverso maschere, cultura, enogastronomia». A Bitti, come a Mamoiada, negli ultimi anni si stava finalmente riuscendo a raccogliere i frutti del lavoro in termini di offerta e di presenze. «Nel nostro piccolo, con risultati meno eclatanti, abbiamo seguito lo stesso percorso di Mamoiada trasformando una comunità fortemente legata alla tradizione pastorale creando un nostro sistema turistico che prima del Covid stava iniziando a girare a pieno regime portando risultati importanti. Il nostro settore – afferma Coloru – è stato falcidiato dalla pandemia con il blocco totale del movimento dei turisti e soprattutto il target delle scuole. Ci sono stati segnali di ripresa, questo acuirsi della situazione pandemica ci preoccupa». Prima del Covid l’area archeologica viaggiava mediamente con 10-11mila presenze all’anno qualcosa in meno la struttura museale. La cosa più importante, come rimarca il presidente di Istelai, è « la nascita di un indotto importante, altri imprenditori si sono mossi negli ultimi anni, sono arrivate mostre come quella su Leonardo da Vinci o Bitti Rex. Il nostro lavoro è riuscito a coinvolgere una comunità creando opportunità e situazioni favorevoli per attrarre ospiti in paese far sì che potesse godere di nuova linfa vitale legata al turismo. Sono nati b& b, un sistema di accoglienza che si stava allargando». Dal punto di vista finanziario gestionale la cooperativa (sei soci più alcuni collaboratori, dieci posti di lavoro) è legata al finanziamento regionale che copre gli stipendi, tutto il resto – spiega Coloru – va fatto «cercando di recuperare fondi seguendo bandi, domande, con la fantasia di piccoli imprenditori». Le cooperative hanno dimostrato di poter essere soggetti importanti con l’aiuto del pubblico: «Tutte le attività museali si reggono così, senza finanziamento pubblico chiudono. L’attività di gestori museali non deve essere vista strettamente legata ad un ritorno economico, se si dovesse osservare solo questo aspetto si fa prima a chiudere. Noi non siamo operatori economici, siamo operatori culturali, fungiamo da volano, da attrattore che mette in moto attività che vanno a coinvolgere il territorio. La ricaduta è sul territorio. Su quello i risultati stavano finalmente dopo tempo arrivando, era ed è evidente. Se si fa solo un calcolo economico non si regge. Bisogna fare lavorare le strutture e dare fiducia, una buona libertà e il giusto equilibrio con gli amministratori. Siamo sul territorio, crediamo nel territorio. Noi abbiamo la fortuna di avere una amministrazione che si è sempre mossa e ha sempre creduto in una visione legata allo sviluppo culturale e abbiamo collaborato decisamente bene. Dove non arriva una piccola società va a sopperire un buon amministratore che cerca di incentivare e aiutare in tutti i modi». Impossibile però chiedere quali siano i progetti per il futuro. «L’altra criticità della nostra attività è che siamo legati a bandi che hanno durata troppo breve. Programmare per il lungo periodo e progettare significa prendersi rischi, paura che va a bloccare le azioni delle piccole cooperative. Navighiamo a vista, non possiamo guardare troppo lontano perché dietro l’ansa girando l’imbarcazione abbiamo lo scoglio dell’appalto da dover superare. C’è affanno nel pensare al futuro – conclude Coloru –, ed è un limite molto importante». © riproduzione riservata Nell’immagine: Complesso nuragico Romanzesu (Bitti) Vascone cerimoniale

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