29 Ottobre 2024
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Nuoro - Dopo il debutto nazionale al Todi Festival, torna in scena Cuore puro, favola nera per camorra e pallone di Roberto Saviano al Teatro Eliseo di Nuoro, dal 3 al 5 novembre (domenica ore 20.00; lunedì e martedì mattina ore 10.30).
Continua la collaborazione artistica tra Saviano e il drammaturgo e regista Mario Gelardi, con un nuovo spettacolo tratto da uno degli ultimi romanzi dello scrittore. A dare corpo e voce alle parole di Saviano saranno Antonella Romano, Vito Amato, Emanuele Cangiano, Carlo Di Maro, Francesco Ferrante; mentre a tradurre le immagini in musica, le composizioni originali dei Mokadelic (gruppo che ha firmato la colonna sonora di film come Sulla mia pelle e di serie come Gomorra e Romulus). Le scene dello spettacolo sono di Vincenzo Leone; i costumi di Rachele Nuzzo e il disegno luci di Loïc François Hamelin.
Cuore puro è prodotto da Sardegna Teatro, realizzato in coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse e Teatro Sannazaro.
La favola nera vede come protagonisti tre giovani ragazzi, assoldati dalla camorra come vedette, con il compito di giocare a calcetto in una piazza e avvisare quando arriva la polizia o qualcuno sospetto.
Saviano racconta l’adolescenza travagliata di questi ragazzi, costantemente divisi tra la passione per il calcio e i soldi facili della delinquenza, la storia di un talento e di come questo, non sia sufficiente se nasci nel luogo sbagliato.
Lo spettacolo, con una combinazione di narrazione e azione dinamica è ambientato a Napoli, ma lo scenario richiama anche il cinema di Ken Loach (Sweet Sixteen, My name is Joe).
Ogni favola ha una morale, e questa novella nera ci insegna come spesso nella vita, dedicarsi ad una passione, in questo caso specifico il calcio e credere fermante in qualcosa portandolo avanti fino al raggiungimento dell’obbiettivo, ci possa salvare da un triste epilogo. Il calcio, la passione di questi giovani come ancora di salvezza in una realtà nella quale non a tutti è concesso il diritto di sognare .Tutta la storia è vista sotto lo sguardo disilluso di una giovane madre consapevole del destino che tocca al proprio figlio. Una donna risoluta ma senza illusioni. Una madre simbolo della città e dell’impossibilità di proteggere i propri figli dal male che li circonda.
Roberto Saviano dichiara: «Ho sempre pensato che ovunque e in ogni vita potesse esistere una possibilità di salvezza. Ho scritto Cuore puro – continua – pensando ai ragazzini della mia città che giocano a calcio in strada. Ogni piazza, ogni slargo, ogni angolo per loro diventa un campo improvvisato, uno stadio che ospita i passanti. I ragazzi che giocano nei quartieri più disagiati, nelle periferie che tante volte ho descritto, spesso non guardano al futuro con ottimismo; a volte non pensano nemmeno di averlo un futuro, intrappolati come sono in una terra che ha così poco da offrire. Ma in Cuore puro c’è qualcosa di diverso: la speranza diventa una possibilità concreta di salvezza e inseguire la propria passione, segnare quel goal, ti può salvare la vita. I ragazzi protagonisti di quest’aria non lasciano nulla di intentato, ci provano a realizzare il loro sogno, perché come diceva Maradona: “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. Cuore puro per me è una gioia semplice: è la gioia di una partita a pallone fatta per strada, da piccoli. E adesso che per strada a pallone non gioco più, mi piace rivivere quei momenti e restituirne la spensieratezza tutta infantile, la convinzione irrazionale che un giorno le cose possano cambiare, e non solo per noi stessi. Mi piace pensare che la mia terra, nonostante tutto, abbia ancora qualcosa da offrire».
«Cuore puro è un piccolo racconto di formazione che affonda le radici nell’archetipo delle fiabe della consapevolezza – spiega Mario Gelardi. Nel percorso di crescita non c’è un solo protagonista ma guardiamo tre facce, come un prisma, aggirarsi nel bosco che si staglia pericoloso appena fuori la porta di casa. Tre ragazzini, gli stessi occhi, tre strade imboccate e tre destini. Quella che sembra una piccola oasi di felicità – un campetto di calcio ricavato nello spazio comune delle case popolari – si trasforma d’improvviso nella tenebrosa selva metropolitana. L’ombra lunga del lupo Tonino si aggira intorno a loro trasformando i sogni di gloria dei tre ragazzi in una gabbia di insofferenza per la vita misera e poi in una tagliola inesorabile, che recide teste, aspirazioni e speranze. È in questo rincorrersi di inconsapevolezza e pericolo chi corre più forte – chi vola via – si salva, come in un videogioco. Ma come nei videogame non tutti possono vincere, vince il più forte, vince chi non perde lucidità. Gli altri si perdono nella giungla delle immagini e il lupo se li mangia».